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Atleti Quarantenni: Come Affrontare il Calo della Prestazione Sportiva

Con il passare degli anni succede che le prestazioni calano, che i tempi di recupero si allungano, che gli infortuni si fanno più frequenti. Non possiamo ingannare l’età biologica, questo è sicuro.

Succede che dopo i 30 anni in qualche modo già le prestazioni cominciano più o meno lentamente a subire una specie di rallentamento, specie se parliamo di atleti impegnati agonisticamente, dove l’intensità di gara o in allenamento sfiora i limiti della resistenza.

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Da alcune ricerche è emerso comunque che in particolare dopo i 40 anni si verifica una sorta di “inflazione” del rendimento prestazionale, stimato intorno all’1% annuo, spesso attribuito alla stanchezza o a chissà quale ragione, quando invece è semplicemente imputabile al normale processo di invecchiamento.

Il fatto che questa diminuzione prestazionale sia imputabile all’età dell’atleta è quasi insito, la realtà però è che questa valutazione viene fatta più o meno ogni due o tre anni. Nell’immediato è difficile stimare una valutazione reale, e la tendenza è quella di pensare che il calo sia da attribuire ad agenti esterni di varie ragioni.

Il fattore principale che determina questa sorta di calo prestazionale è la potenza aerobica. Sono stati infatti analizzati i dati di numerosi atleti (in particolare dei runner), riscontrando cali significativi per quello che riguarda appunto la potenza aerobica nei soggetti oltre la soglia dei 40 anni.

A peggiorare non è solo questa caratteristica tecnica, ma anche il tempo di recupero, che costringe l’atleta a pause più frequenti e più lunghe tra le sedute di allenamento, cosa spesso accettata mal volentieri. Questa variazione di intensità porta di conseguenza ad un peggioramento delle prestazioni atletiche e così via.

UN EVENTO TRAUMATICO?

L’agonista convinto che non si vuole rassegnare alle modifiche del proprio corpo spesso cade nella trappola del super-allenamento. Chi invece accetta i segni del tempo ed ha un buon rapporto con il proprio corpo riesce ad apportare le giuste variazioni al metodo e all’intensità del proprio allenamento e riesce ad evitare che questo cambiamento si trasformi in un evento traumatico.

La perdita di efficienza non deve essere vissuta male e con rassegnazione, perché comunque anche oltre la soglia dei 40 anni si può continuare a fare agonismo semplicemente strutturando adeguatamente il carico di allenamento, mantenendo perciò un’ottima efficacia atletica.

Anche escludendo l’agonismo, sempre prendendo l’esempio del runner, quando l’età comincia a sfiorare i 50 anni si può comunque continuare ad allenarsi a ritmi sostenuti concentrandosi su parametri differenti, per esempio sulla resistenza piuttosto che sulla velocità.

QUALI MODIFICHE NEL METODO DI ALLENAMENTO?

In base a queste considerazioni quindi è facile intuire che passata una certa età sia necessario apportare delle modifiche tecniche specifiche nel proprio piano di allenamento. Molti atleti di età avanzata diffidano nel variare il proprio modo di allenarsi, o peggio ancora pensano che sia il caso di eliminare del tutto certi metodi di allenamento; per esempio, nel campo degli sport da combattimento o nella corsa in tanti pensano che per i meno giovani sia necessario eliminare gli allenamenti di una certa intensità, specie quelli che rientrano nel metodo intervallato. Questo sarebbe un grave errore, perchè la modifica da apportare dovrebbe essere attuata più sul recupero che sul metodo.

In questo caso evitare le ripetute o qualsiasi metodo di allenamento intervallato non farebbe altro che aumentare il rallentamento. L’allenamento di qualità quindi è bene mantenerlo, magari riducendone leggermente le tempistiche, e per rendere meno stressanti gli stimoli sarebbe opportuno adeguare i tempi di recupero, aumentandoli.

Un consiglio valido per il runner come per tutti gli altri atleti delle più svariate discipline che devono aumentare il recupero, e questo per evitare spiacevoli infortuni da sovraccarico a causa della minore efficienza dei tessuti, è quello di sostituire un allenamento settimanale aerobico con una seduta di tonificazione e rinforzo muscolare in sala pesi. Un altro metodo può essere quello di sostituire una volta a settimana l’allenamento della propria disciplina con un altro stimolo aerobico di minore impatto strutturale.

STRETCHING SALVA-INFORTUNIO

Lo stretching è il metodo di prevenzione migliore contro gli infortuni, sia per il giovane atleta che per il più attempato.

Con il passare degli anni si riduce la flessibilità muscolare, di questo ce ne rendiamo conto anche semplicemente eseguendo i classici esercizi di stretching, durante i quali faticheremo a raggiungere i punti di riferimento che fino a qualche anno prima erano di ordinaria flessibilità. Per questo è necessario non trascurare mai il lavoro di manutenzione muscolare, magari allungandone i tempi di allungamento.

Superati gli over 40 è necessario integrare l’alimentazione con integratori utili per la salute e per mantenere le prestazioni sportive entro certi standard.

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