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Breve Storia dello Sport

Se lo sport, inteso nell’accezione moderna di pratica fisica regolamentata da norme, è un’attività che nasce in tempi relativamente recenti (secolo XVIII), la pratica di attività ginniche è tuttavia abitudine decisamente antica.

Una traccia sottile percorre infatti la storia di tutte le civiltà che, con modalità e finalità differenti, hanno educato gli individui a curare e sviluppare al meglio il proprio corpo: già nel II millennio a.C. in Cina avevano corso manifestazioni sportive, così come in:

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  • Mesopotamia,
  • Siria
  • Egitto
  • Arabia
  • e India.

 

La nascita delle Olimpiadi

Ma è con i Greci e la nascita delle Olimpiadi che lo sport diventa un’attività provvista di un suo valore intrinseco, pur se connotata da motivazioni celebrative e liturgiche: i grandi giochi ellenici potevano essere organizzati in onore di un dio, come nel caso di quelli Olimpici e Nemei (Zeus), Pitici o Delfici (Apollo) e Istmici (Poseidone), oppure per celebrare la memoria di un defunto, nella convinzione che il sudore e il sangue versati nelle competizioni divenissero fonte di energia per lo scomparso durante il fatale passaggio verso l’aldilà.

Tale era la loro importanza che si cominciò ben presto a scandire il tempo in base ai giochi Olimpici.

Il 776 a.C. segna l’esordio di queste competizioni sportive, disputate regolarmente fino al 200 a.C. e poi meno frequentemente fino alla loro soppressione, avvenuta nel 393 d.C. a opera di Teodosio quando, con l’affermazione del cattolicesimo, i giochi vennero considerati alla stregua di riti pagani e quindi in contrasto con la nuova religione.

Nei cinque giorni dedicati ai giochi si tenevano corse di carri e cavalli oltre che gare di pentathlon comprendenti corsa veloce, lancio del disco e del giavellotto, salto in lungo e lotta.

Il premio per i vincitori era puramente simbolico (un ramoscello intrecciato) ma la vittoria aveva importanti ricadute nella vita sociale on la possibilità di accedere alle cariche più importanti della polis.

Dalle testimonianze iconografiche ritrovate nelle necropoli si sa che anche gli etruschi praticavano attività sportive come i salti con l’asta e in lungo, le corse con maschere o bastoni (anticipatrici della staffetta moderna), i lanci del disco e del giavellotto, la lotta, il pancrazio e il pugilato, i combattimenti con le fiere e le sfide tra bighe.

Con il passare dei secoli la pratica sportiva spostò l’accento sull’aspetto fisico e atletico conquistando al contempo la sua dimensione specificamente ludica, consolidatasi in primo luogo negli spettacoli circensi dell’antica Roma e successivamente nelle contese agonistiche e medievali, con tanto di tornei e giostre duellanti.

I ludi circenses prevedevano gare di cocchi, le caccie – le cosiddette venationes, ovvero combattimenti tra uomini e belve – ma anche le esecuzioni ad bestias dei delinquenti, gettati in pasto ad animali feroci con l’apparente giustificazione di rievocare miti o episodi storici.

Giochi tra i più appassionanti e preferiti erano i ludi gladiatori, combattimenti all’ultimo sangue fra uomini armati ed equipaggiati in vario modo. Le naumachie erano infine veri e propri combattimenti navali, messi in scena in specchi d’acqua naturali oppure nelle arene allagate espressamente a questo scopo.

In termini più generali, i romani seppero valorizzare l’importanza della preparazione atletica creando scuole e norme di allenamento; ma furono soprattutto i giochi popolari, basati su esercizi e regolamenti codificati, a diffondere, seppur in forma rudimentale, i principi stessi dello sport.

Nel corso del Medioevo nascono i tornei e i giochi riservati all’ambiente cavalleresco, a metà tra evento celebrativo e modalità di addestramento all’uso delle armi: tra i più importanti,

  • i tornei di gruppo,
  • la singolar tenzone
  • il passo d’armi (una battaglia simulata tra due squadre di cavalieri)
  • la quintana
  • e il palio dell’anello

tutte competizioni che più tardi, scomparsa la valenza cavalleresca, rimarranno come forme popolari essenzialmente ludiche e ricreative.

Ma è durante gli anni che vedono il fiorire dell’Umanesimo prima del Rinascimento poi che, nella generale riscoperta della classicità, si inserisce una ritrovata attenzione verso i giochi del mondo antico, con le prime riflessioni teoriche di pedagoghi e trattatisti.

Tra i molti spiccano i nomi del lodigiano Maffeo Vegio (1407-1458) che nella sua opera De educatione liberorum clarisque eorum moribus dà grande importanza all’esercizio fisico; gli fanno corona Leon Battista Alberti (1404-1472), Enea Silvio Piccolomini (1405-1464) poi papa Pio II, e più tardi Girolamo Mercuriale (1530-1606) che nel 1577 dà alle stampe, a Parigi, il suo trattato De arte gymnastica.

Tra le iniziative in questo senso meritevoli va anche menzionata la “Cà Gioiosa” realizzata a Mantova da Vittorino da Feltre, un centro di educazione giovanile che riservava grande spazio alle pratiche ginniche che comprendevano la lotta e rigeneranti escursioni lacustri.

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