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Ricominciare a mangiare: idee sbagliate sui comuni Disturbi Alimentari

Dirle solamente di mangiare non la farà uscire tutto in un colpo dal tunnel dell’anoressia.

In questo articolo mi rivolgo al femminile in quanto, la maggioranza dei disturbi alimentari riguardano le donne, le donne giovani.

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“Non ci vuole tanto, mangia!” quante volte avranno pronunciato questa frase dei genitori ben intenzionati che cercano di aiutare una figlia con la diagnosi di un disturbo alimentare grave.

Mettiamo subito le cose in chiaro:

1. Non è che ti svegli un giorno e decidi di avere un disturbo alimentare.

2. Coloro che ne soffrono non possono uscirne con una chiacchierata di dieci minuti, ma ci vuole tempo.

3. I disturbi alimentari sono dei gravi problemi di salute mentale per un semplice motivo: sono molto difficili da individuare, da accettare e da trattare.

Probabilmente conosci qualcuno che ci sta lottando ora o che lo ha già fatto, oppure ne hai sentito parlare solamente in maniera indiretta.

Oggi in Italia 3 milioni di persone, di cui 2 milioni sono adolescenti sono alle prese con un disturbo alimentare

Una profonda insoddisfazione del proprio corpo (il segnale di pericolo più comune) colpisce quasi il 95% delle donne e l’85% degli uomini, invece un 10% delle donne ed un 3% degli uomini, ad un certo punto della loro vita, soffrirà di conseguenza di un disturbo alimentare.

Il 15 marzo è la giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare, e noi di Abc allenamento siamo sensibili a questo problema in quanto, in qualche modo, essere in forma vuol dire anche essere obiettivi con il proprio corpo, e di conseguenza equilibrati con la mente.

Il tema di quest’anno è “tre minuti possono salvare una vita”, questo letteralmente significa che prima si esegue una diagnosi, migliore sarà la prognosi.

Chi se ne occupa, solitamente a sua volta ha lottato lui stesso con anoressia e bulimia, e la sua intenzione è quella di arginare il problema all’origine.

Un disturbo alimentare è un meccanismo di difesa che poi diventa una dipendenza, quando ciò avviene, la chimica del cervello della persona sofferente viene modificata in diversi modi.

Questo fattore rende i disturbi alimentari, come le dipendenze, una malattia molto difficile da trattare. Anche se un singolo segnale in sé non vuol dire nulla, due o più segnali devono fare accendere subito il campanello d’allarme.

I primi segnali di allarme

  • Una insoddisfazione del proprio corpo o la preoccupazione eccessiva per il peso, la forma, la dimensione, di una o più aree specifiche del corpo.
  • Ossessione dalle calorie del cibo: maniacalità nel conteggio di quelle ingerite e di quelle bruciate attraverso l’esercizio fisico.
  • Risposta alle diete con effetto “Yo-yo”
  • Aderenza costante a diete sempre più drastiche indipendentemente dal peso reale effettivo
  • Viaggi frequenti in bagno subito dopo aver mangiato
  • Abbuffate segrete o un accaparramento di grandi quantità di cibo
  • Consumo eccessivo di lassativi, di diuretici o di fantomatiche pillole dietetiche
  • Esercizio fisico compulsivo, spesso più di due ore al giorno, nonostante la stanchezza o la presenza di infortuni
  • Uso smodato di farmaci stimolanti o droghe illecite per sopprimere l’appetito e perdere peso
  • Conoscenza “universitaria” del cibo, delle sue caratteristiche, macronutrienti, micronutrienti, calorie, ecc..
  • La persona interessata evita sistematicamente pasti o situazioni in cui il cibo può essere presente.

Se notate due o più di questi segni premonitori, andate al sito AIDAP e fate le vostre valutazioni, potrebbe essere il momento di chiedere aiuto.

Ora che hai il sospetto come fare a confrontarsi con una persona cara?

La cosa migliore è essere preparati, e il sito AIDAP è un buon punto di partenza. La reazione iniziale potrebbe essere quella arrabbiarsi o di negare il problema, non aspettatevi che ammettano subito di avere un problema.

Scegliete con cura l’ambiente giusto. Dovete farla sentire comoda e sicura, non affrontate l’argomento durante i pasti. Scegliete un momento in cui lei sia di buon umore quando decidete di parlarne, e fatelo con calma e senza fretta.

-Usate il linguaggio giusto. Date spazio ed enfasi in frasi come “ci tengo a te” o “sono preoccupato per te”, invece di sottolineare il loro comportamento sbagliato. Non concentratevi sul cibo; incoraggiatela a esprimere come si sente. Questo può essere un compito difficile in quanto molte persone che soffrono di questi disturbi alimentari sono a disagio a parlare di certe emozioni. Non dare colpe o fare minacciare o ricatti, evitando discorsi del tipo “se tu mi volessi bene, non faresti così…”.

Ascoltate con rispetto lasciandola parlare, fatela sentire ascoltata, anche dà segni di diniego.

Incoraggiatela a cercare aiuto. Disponete di risorse pronte in modo che nel caso sia disposta ad accettare l’aiuto, sappia dove andare.

-Non cercate di agire come un terapeuta. Parlate a lei come un amico, ma voi potreste aver bisogno di parlare con qualcuno che è specializzato in disturbi del comportamento alimentare e conoscere il modo migliore per gestire la vostra specifica situazione.

 

-Siate pazienti. Potrebbe essere necessaria più di una conversazione. Potrebbe arrabbiarsi e andare via. Quando sarà pronta per chiedere aiuto poi sa che probabilmente può venire da te, perché sa che ci tieni.

Ci rendiamo conto che la prevenzione e il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare siano un’impresa difficile, ma riconoscere in tempo i sintomi potrebbe portare un netto vantaggio nel risolvere il problema.

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