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DIFESA PERSONALE: MUSCOLI O CERVELLO?

NELL’AMBITO DELLA DIFESA PERSONALE È MEGLIO USARE I MUSCOLI O IL CERVELLO?

E’ una domanda strana me ne rendo conto, anche perchè credo che la quasi totalità dei lettori ABC, se potesse sceglierebbe di possedere entrambe le qualità appena citate nel titolo. Ma non è sempre così e soprattutto non ci è dato scegliere a volte… Questa provocazione serve semplicemente a far capire che non tutto può essere risolto con i muscoli, così come con solo il cervello.

In una situazione di difesa personale sicuramente l’avere a disposizione potenza e forza fisica rende le cose un tantino più semplici, ma cosa possiamo dire a quelle persone che non dispongono di queste caratteristiche?

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Cosa dire al manager o al business man che non ha mai praticato sport e che desidera imparare a difendersi?

Alcuni probabilmente suggerirebbero di condizionare e indurire gli arti, consiglio utile in alcuni campi, ma probabilmente di scarso interesse per una persona il cui unico condizionamento potrebbe essere solo il callo provocato da una penna stilografica.

E allora? Pensate forse che una persona che “non ha il fisico” non possa imparare a difendersi, cioè non usare solamente il cervello per farlo?

Deve rimanere una preda per il resto della sua vita? Non credo affatto. I concetti legati al combattimento non riguardano solo la sfera della prestanza fisica, ma coinvolgono obbligatoriamente anche aspetti psicologici e caratteriali: che si combatta su un ring o per la vita, il cervello è un componente fondamentale che in determinate occasioni può arrivare ad assumere più importanza di altri requisiti.

E’ il cervello e non i muscoli che ci fanno evitare uno scontro, così com’è il cervello che disegna e progetta una strategia di combattimento. Certo da sola la materia grigia non ha mai messo KO nessuno, ma può fare la differenza.

Sicuramente al praticante è richiesto un grande impegno durante gli allenamenti, costanza e apertura mentale, ma perlomeno si può far comprendere al praticante che tentare di “mostrare i muscoli” contro chi è fisicamente più potente ha il solo scopo di aumentare i rischi. Meglio quindi affidarsi a discipline che coltivino anche l’idea del combattimento e non solo l’atto. Il Wing chun nasce proprio per ridurre il “gap” di forza fisica e potenza muscolare: anche chi non è un colosso può imparare a difendersi efficacemente, grazie al fatto che l’intera disciplina non contempla affatto i tradizionali concetti di bloccaggio e parata degli attacchi, come invece avviene in molte altre Arti Marziali.

La metodologia di allenamento adottata nel Wing Chun in alcuni aspetti (nello studio del chi-sao) cerca di dissociare i concetti di forza e potenza prediligendo un approccio più ragionato ma estremamente efficace una volta che a questo aggiungiamo forza, potenza e foga agonistica. Come ho già accennato, esercizi come il famoso chi-so, le cosiddette “mani appicicose” del Wing Chun sono un esempio lampante di questa filosofia.

Sicuramente riuscire a difendersi quando l’aggressore ci sovrasta fisicamente non è facile, ma con la giusta determinazione e strategia è possibile. E’ più facile e intelligente cercare di parare un colpo, o imparare con la tecnica a “deflettere” il medesimo attacco adattando il proprio corpo con concetti di sensibilità e cedevolezza, senza quindi chiamare in causa la robustezza degli arti e la forza?

Io non ho dubbi che sia possibile farlo però io vivamente consiglio: allena sia il cervello sia i muscoli, il connubio è sicuramente una miscela esplosiva.

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