I 3 "motori" dell'atleta

Il rispetto del motore digestivo, muscolare e cerebrale per la piena efficienza del nostro corpo in competizione
Il nostro organismo non è soltanto dotato di un motore muscolare, la cui efficienza è condizione primaria per i nostri risultati agonistici o sportivi in genere, ma dispone anche di un motore cerebrale e di un motore digestivo.
Questi 3 motori sono alimentati dalla stessa fonte, il sangue.
Quando uno di questi motori è in piena attività, una grande quantità di sangue viene deviata per alimentarlo, in rapporto all'aumento delle sue richieste, mentre gli altri distretti se ne impoveriscono proporzionalmente.
Se una contemporanea attività dei tre motori non è concepibile, per ovvie ragioni fisiologiche e psichiche, neppure la coesistenza di due motori in piena attività è compatibile con il loro perfetto funzionamento.
Vi sarà capitato di osservare che dopo un pasto abbondante vi siate sentiti come in uno stato di torpore, appesantiti, come affaticati e assonnati, con difficoltà persino a leggere un libro.
Questo perchè l'impegno circolatorio a livello digestivo provoca un certo grado di anemia cerebrale.
IL RISPETTO DEI "MOTORI" PER L'ATLETA
Per l'atleta impegnato in una gara o un combattimento, quindi, il rispetto di questi tre motori diventa a maggior ragione fondamentale!
Considerando che l'atleta sia sufficientemente concentrato sulla competizione e libero da problemi psicologici, non rimane altro che rispettare il motore digestivo e il motore muscolare.
Da una parte la necessità di un adeguato rifornimento calorico durante la prestazione agonistica, dall'altra il minimo impegno del sistema digerente, dato che ogni sua attività sottrae sangue (e così ossigeno) al lavoro muscolare.
Non c'è un sangue che particolare che va ai muscoli e un altro che va agli organi digestivi, è sempre lo stesso sangue che affluisce al distretto o ai distretti in attività.
Quindi è fondamentale, che i due sistemi, quello muscolare e quello digestivo, non interferiscano, in quanto lo sforzo dell'uno va a discapito della funzione dell'altro, e viceversa.
Sembra scontato, ma ci sono allenatori che considerano solo il lato della preparazione, per poi trovarsi a fare errori alimentari sconcertanti il giorno della competizione, comprometendo il risultato e annullando tutto il lavoro svolto in precedenza.
TEMPO DI DIGERIBILITÀ E LA LEGGE DELLE OTTO ORE
A questo punto ci troviamo di fronte a due problematiche :
il tempo di digeribilità; cioè la scelta degli alimenti di elevata utilizzazione digestiva e di rapida digerbilità da somministrare all'atleta nel periodo che precede la gara
la legge delle otto ore; cioè del minimo intervallo di tempo che deve intercorrere tra l'ultimo pasto e la prestazione agonistica.
Questo intervallo (delle 8 ore), sintetizza il principio secondo cui, per la completa utilizzazione da parte dell'organismo dei vari prinicipi alimentari, devono trascorrere almeno otto ore dalla loro ingestione.
Questo margine di tempo assicura all'organismo il rifornimento di tutte le Calorie necessarie per affrontare un maggior impegno muscolare, nel nostro caso la gara.
Questo ovviamente non significa che l'atleta debba restare otto ore senza mangiare.
Se infatti, entro certi limiti è giusto e indispensabile che l'atleta intraprenda la gara a stomaco vuoto, è d'altra parte ingiustificato che lo stesso debba rimanere a digiuno assoluto per ben otto ore prima dell'inizio della gara.
Quindi è vero che devono passare almeno otto ore prima che un pasto venga completamente metabolizzato, ma bisogna ben differenziare cibi elaborati, a lenta assimilazione da cibi leggeri, a rapido assorbimento.
Altro criterio quindi di scelta, per gli alimenti, è il loro tempo di digeribilità, cioè la durata di permanenza nello stomaco.
Per intenderci, un uovo fresco avrà un tempo di digeribilità molto diverso e quindi minore dalla carne.
Nell'intervallo che intercorre fra il pasto consumato otto ore prima della gara e l'inizio della stessa, è concesso all'atleta quindi uno spuntino di cibi facilmente digeribili, fino a tre ore prima che la competizione abbia inizio.
Alla legge delle otto ore quindi bisogna aggiungere la "legge delle tre ore", argomento già trattato in altri nostri articoli.
Soltanto dalla stretta osservanza di queste leggi e dalla conoscenza del tempo di digestione dei vari cibi, possiamo ottenere che il nostro atleta arrivi alla gara in ottime condizioni nutritive, sgombro da impegni digestivi e con il motore muscolare in piena efficienza!

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