Un buon runner è quello che è in grado di sotenere un ritmo di corsa adeguato al proprio potenziale, e questo nonostante il trascorrere dei chilometri. Questo vale ovviamente per chi pratica discipline di corsa di resistenza, come il maratoneta. Non si può pretendere che un Bolt, ovvero un primatista nei 100 e 200 metri eccella nella corsa di resistenza, semplicemente perchè si allena su parametri differenti, ma c’è qualcosa che accomuna gli atleti di entrambe le discipline.
Bolt dovrà cercare di mantenere per tutta la durata del percorso una certa velocità, cosa fattibile solo per una manciata di secondi, per cui dovrà dosare lo sforzo in modo intelligente; il maratoneta deve mantenere e gestire una certa velocità, anche se su un percorso molto più lungo.
Ciò che quindi lega i velocisti ai corridori di resistenza è la cosidetta resistenza alla velocità. Un buon maratoneta è colui che tramite la preparazione riesce ad imporre il proprio ritmo alla propria corsa, e questo in maniera tale da non rallentare eccessivamente, pena il mancato conseguimento del proprio obiettivo. Questo dipenderà proprio dalla sua capacità di resistere alla velocità.
Per esempio, per terminare la maratona con un 3:30″ il runner dovrà mantenere per l’intera durata di gara la velocità dei 12 Km orari. Un buon runner non è quindi solamente un corridore di resistenza, ma quello che dispone appunto anche un’adeguata resistenza alla velocità.
Questa caratteristica, che fa la differenza tra un runner efficiente e uno invece che si accontenta del proprio passo, non è primordiale, ma si allena attraverso un’adeguata preparazione, con una meticolosa cura del proprio stile di corsa, con il controllo del proprio peso corporeo e non per ultimo con una buona tenuta mentale.
Per molti podisti non è così semplice mantenere un ritmo costante anche dopo i 90 minuti, benché dopo questa soglia se non si è ben allenati il passo si accorcia, la falcata si fa più incerta e la respirazione più affannosa. Questo indica che il runner in questione ha sì una discreta resistenza, ma la sua efficienza non è ad un livello tale da eccellere nei tempi di una maratona. Chiaramente questo dipende dai propri obiettivi e dalle proprie possibilità.
Per arrivare ad un gradino superiore è necessario quindi allenarsi in un certo modo. Un primo passo verso il miglioramento il podista riesce ad ottenerlo aumentando il proprio passo nel tratto finale della propria seduta di allenamento. Per tratto finale si intende per esempio negli ultimi 20-30 minuti.
Il runner che riesce ad accrescere la propria velocità negli ultimi 30 minuti su una corsa di un’ora si può già definire un podista discretamente preparato. Mantenendo questi parametri, il passo successivo per un ulteriore miglioramento si ottiene svolgendo una corsa media di 45′ senza un calo della propria andatura, ovvero del passo.
Per considerarsi davvero un buon podista però sarebbe necessario verificare che durante il corso della seduta l’andamento della frequenza cardiaca rimanesse costante. La differenza delle pulsazioni non dovrebbe essere quindi troppo ampia; tra le pulsazioni medie iniziali e quelle finali non ci dovrebbero essere più di 3 o 4 battiti. Se ciò avverrebbe significherebbe che l’organismo dell’atleta in questione avrebbe dissipato troppe energie, per cui è evidente che nel giro di pochi minuti lo sforzo diverrebbe troppo elevato.
Con un adeguato allenamento si può quindi stabilizzare la deriva della frequenza cardiaca, ovvero la differenza tra le pulsazioni iniziali e quelle finali.
Un maratoneta con un buon grado di preparazione mostra una deriva della frequenza cardiaca solo dopo un’ora e mezza circa dall’inizio della seduta di corsa media a ritmo maratona.
Per migliorarsi quindi si può lavorare su più fronti nel periodo dedicato alla preparazione. Per ottimizzare il rendimento atletico è importante espandere la propria resistenza aerobica; per sviluppare la resistenza aerobica è necessario correre a ritmo lento e per un tempo considerevole.
Una volta sviluppata una buona resistenza aerobica è il momento di lavorare invece sull’efficienza aerobica. Si inizia quindi con la progressione e la corsa lunga svelta, per poi passare alla corsa media. Le variazioni di ritmo sono un altro metodo, spesso adottato da podisti già molto allenati, per ottimizzare le prestazioni.
L’efficienza aerobica però come abbiamo già detto non si migliora solo con le andature e le tempistiche; si rivelano fondamentali in tal senso anche la tecnica di corsa e una corretta gestione del proprio peso corporeo, in quanto questi due elementi condizionano fortemente il rendimento dell’atleta, perchè agiscono in maniera determinante sul costo energetico.
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