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Brazilian Jiu Jitsu, il Combattimento a Terra Senza Rivali

Le discussioni sui forum e sui social su quale arte marziale o sport da combattimento sia superiore all’altro o quale sia più adatto per uno scontro reale in strada ormai è cosa di tutti i giorni. 

È più che normale sentire un pugile che afferma che il modo migliore per sopraffare un avversario più forte è quello di saper sferrare pugni con maestria, un Thai boxer che è convinto invece che saper tirare calci potenti è la soluzione migliore oppure un lottatore che al contrario sostiene che il metodo più efficace è quello di affrontare l’opponente a terra.

Ci asteniamo dalla discussione di quale sarebbe il più efficace, inoltre queste diatribe hanno a nostro avviso spesso ben poca logica, perchè sì il sistema di combattimento ha una sua rilevanza, ma la realtà è che oltre al metodo c’è da considerare chi la pratica, che livello di maestrìa ha nella sua disciplina e in che modo riesce ad adattarla al combattimento reale in strada in quella determinata situazione.

Vogliamo piuttosto parlarvi di uno sport da combattimento specializzato principalmente al suolo, unico nel suo genere, scientifico e di altissima praticità anche in termini di autodifesa e che non a caso viene studiato da corpi speciali e di polizia in tutto il mondo, il Brazilian Jiu Jitsu.

Ma andiamo per gradi.

IL SUCCESSO DEL BRAZILIAN JIU JITSU

Un periodo storico nel mondo del combattimento si è verificato negli anni novanta per mezzo delle prime competizioni di Arti Marziali Miste in Nord America (anche se le prime competizioni risalgono in realtà a diversi anni prima ma erano meno conosciute), dove si misero a confronto diversi stili che prediligevano il combattimento su campi differenti.

I primi combattimenti di MMA erano ben più crudi di quelli a cui abbiamo modo di assistere al giorno d’oggi, si svolgevano a mani nude, con pochissime regole e con tempistiche di gran lunga differenti a quelle di ora.

Fu proprio con il nascere delle Arti Marziali Miste che entra prepotentemente in scena il Brazilian Jiu Jitsu, un metodo di lotta sviluppato principalmente al suolo, benché gli atleti che praticavano quest’arte marziale dominavano in modo significativo questo genere di competizioni dove “quasi tutto era permesso”.

Quello che risaltava in modo particolare era che i praticanti di BJJ erano generalmente più piccoli e apparentemente più deboli dei loro avversari ma nonostante tutto riuscivano ad imporre il gioco e a concludere il combattimento senza “abbattere” violentemente l’avversario con potenti ginocchiate o pugni devastanti.

Essi portavano rapidamente il loro avversario nel loro campo, ovvero a terra, erano in grado di controllare l’avversario con posizioni predominanti e sicure e concludevano l’incontro per mezzo di leve articolari, strangolamenti o soffocamenti, spesso nell’arco di qualche minuto.

Questo portò il mondo delle arti marziali e dell’autodifesa ad un radicale cambiamento di visione sull’efficacia del combattimento al suolo, fino a quel momento visto come una “sottocategoria” fra gli sport da combattimento.

Si assistette ad una specie di “rivoluzione”, infatti da quel momento molti praticanti di arti marziali e sport da combattimento con una mentalità moderna e non troppo tradizionalista cominciarono ad integrare il loro “sapere” e a studiare il Brazilian Jiu Jitsu per completarsi come combattenti, coprendo una distanza molto spesso da loro mai contemplata e considerata.

B.J.J . – EFFICACE AUTODIFESA

Il Brazilian Jiu Jitsu, imponendosi direttamente sul campo, dimostrava quindi come una persona più piccola e meno prestante fisicamente era in grado non solo di proteggersi, ma anche di neutralizzare ed abbattere un’avversario più alto, più grosso e più aggressivo.

È riuscito a convincere anche i più scettici e i più tradizionalisti che il corpo a corpo e la lotta al suolo poteva essere chiaramente dominata per mezzo della tecnica, pur essendo più deboli fisicamente.

Con questo possiamo affermare che un buon grappler è in condizione di vantaggio in termini di autodifesa in strada?

Molto spesso si tende a sottovalutare il combattimento al suolo come mezzo per difendersi da un’aggressione reale; certo, la strada non è un tatami, ci sono i marciapiedi, gli spigoli, c’è la possibilità che l’aggressore sia armato o in compagnia di amici e sicuramente la lotta a terra in queste condizioni non è la migliore delle soluzioni.

Ma non è sempre così e lo sappiamo bene, tutto dipende dalla situazione, dall’ambiente e da altri mille fattori, e trovare un’arte marziale che si adatta di più all’autodifesa piuttosto che un’altra sarebbe azzardato.

E se un praticante di uno stile sviluppato esclusivamente in piedi si trovasse malcapitatamente al suolo? Si troverebbe a combattere ad armi pari contro un aggressore “ignorante” nel campo del combattimento; per questo è azzardato dover per forza scegliere quale è meglio o qual è il peggiore.

C’è anche da considerare che spesso alcuni istruttori (alcuni e non tutti) di metodi di autodifesa o di sport da combattimento sviluppati in piedi (che non considerano il combattimento al suolo e quindi denigrano il BJJ riguardo all’efficacia nel campo dell’autodifesa) affermano di essere in grado di insegnare di saper evitare di finire a terra e per di più di combattere contro più avversari e molto più grossi, addirittura con corsi di breve durata. Questo concetto non fa altro che infondere una pericolosa e falsa sicurezza nel praticante che si rivelerà un’arma a doppio taglio.

Sapersi destreggiare nel corpo a corpo e al suolo offre invece vantaggi enormi.

Nel caso in cui in una “zuffa da strada” si proietti accidentalmente o intenzionalmente al suolo, il grappler saprebbe:

  • sfruttare le posizioni a suo vantaggio per poi colpire (di conseguenza utilizzare tali posizioni per non farsi colpire)
  • terminare il confronto in brevissimo tempo utilizzando una chiave articolare o uno strangolamento
  • uscire da tale situazione in men che non si dica in caso di necessità
  • e con una buona gestione del corpo a corpo (campo ampiamente studiato nel BJJ e nel Submission Grappling) è in grado di neutralizzare i colpi dell’aggressore e i suoi tentativi di atterramento

Vediamo quindi come una buona conoscenza del combattimento al suolo, specie del Brazilian Jiu Jitsu e del Submission Grappling si rivelerebbe utile anche in strada in caso di necessità.

IL BRAZILIAN JIU JITSU IN ITALIA

Ma non è solo autodifesa, il Brazilian Jiu Jitsu è soprattutto uno stile di vita, uno sport che ammette agonismo, che insegna disciplina e rispetto e che permette di costruire un fisico forte, flessibile e atletico.

In Italia il Brazilian Jiu Jitsu ha fatto passi da gigante nell’ultimo decennio, le organizzazioni che lo rappresentano sono numerose e ormai in ogni città è facile trovare una scuola in grado di insegnare questo splendido sport da combattimento in modo serio e professionale.

Uno dei Maestri di spicco in Italia per quello che riguarda il BJJ è il Brasiliano Alexandre Vasconcelos Dos Santos (Batatinha), che noi di ABC Allenamento abbiamo già avuto modo di ospitare ed intervistare poco tempo fa e che ha saputo negli anni creare una fitta rete di filiali con Maestri e istruttori qualificati e professionali, ai quali ci si può tranquillamente affidare per apprendere al meglio questa fantastica disciplina e che sono presenti in numerosissime città italiane, che vanno da Torino a Vercelli, da Casale Monferrato ad Alessandria, da Alba a Cesena sino ad arrivare nella capitale Roma solo per citarne alcune.

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