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La scoliosi nello sport: cause, conseguenze e trattamento

La scoliosi nello sport: cause, conseguenze e trattamento
La scoliosi è una patologia multifattoriale del rachide che si presenta come una deviazione permanente sui tre piani spaziali della colonna vertebrale, generando una deformità strutturale globale del corpo più o meno grave.

Le problematiche scoliotiche si estrinsecano prevalentemente sul piano frontale (ed è su questo che sono solitamente visibili), ma a tale deviazione è spesso associata una rotazione dei corpi vertebrali, resa evidente dalla presenza di un gibbo (protuberanza postero-laterale a livello della gabbia toracica) visibile quando il tronco è in flessione.
Quando è presente la rotazione dei corpi vertebrali, si può parlare di scoliosi vera e propria, altrimenti si tratta solo di un ATTEGGIAMENTO SCOLIOTICO.

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Mentre l’atteggiamento scoliotico può essere corretto in modo relativamente semplice, lo stesso non può dirsi per la scoliosi vera e propria, tanto più che una volta che la scoliosi si è strutturata, alla deviazione dei corpi vertebrali si associano retrazioni muscolo-legamentose e deformazione dei dischi intervertebrali, che tendono a fissarla e peggiorarla nel tempo.

CAUSE

La vera causa della scoliosi è ancora ignota.

Tuttavia è noto che vi sia una forte componente genetica e ormonale, in quanto le donne sono colpite sette volte di più degli uomini e la percentuale di ereditarietà (cioè la probabilità di avere una scoliosi se uno dei nostri genitori ne è affetto) è di circa 45%.

A queste cause intrinseche, si associano quelle estrinseche dettate dalle asimmetrie nelle attività quotidiane, nel lavoro e nello sport, che generano nel tempo degli squilibri nella postura.

Dal punto di vista meccanico, la deformità delle curve scoliotiche è generata dalla dismetria dei muscoli profondi del sistema trasverso-spinale e multifido, il cui accorciamento asimmetrico lungo la colonna genera il tipo di lateroflessione e rotazione dei corpi vertebrali presentato appunto dalla scoliosi.

A stabilizzare la deformità si associa poi anche un accorciamento dei muscoli lunghi del tronco (lunghissimi, spinali e ileocostali), dei quadrati dei lombi e degli spino-appendicolari (gran dorsale in primis).

La scoliosi colpisce circa il 6% della popolazione nella fase dello sviluppo. Fortunatamente, di solito si tratta di una fase temporanea legata ad asimmetrie nella crescita che tendono a recedere spontaneamente, per cui la percentuale di popolazione globale colpita è attorno al 2% circa.

Di questi, solo lo 0,5% è affetto da una scoliosi di entità tale da necessitare attenzione medica (maggiore di 20° Cobb).

I gradi Cobb costituiscono la misura della gravità di una scoliosi, e vengono determinati dall’ampiezza dell’angolo formato dall’incontro degli assi delle vertebre apicali superiore e inferiore della scoliosi (vedi figura).

 CONSEGUENZE

La scoliosi può essere di tipi differenti in funzione dell’area colpita: può essere localizzata in area lombare, dorsale o cervicale, avere una forma a C o a S e presentare o meno la rotazione dei corpi vertebrali.

La forma di scoliosi più frequente è la dorso-lombare sinistro-convessa. In figura, si possono notare 5 diversi tipi di scoliosi: lombare a C (alto-sx), dorso-lombare a C (alto-dx), dorso-lombare a S (centro), dorsale a C (basso-sx), cervico-dorsale (basso-dx).

I problemi generati dalla scoliosi sono fondamentalmente 3, di gravità crescente:

  • Inestetismi: sempre presenti, causati dall’asimmetria sul piano frontale, dalla diversità dei triangoli della taglia e dalla presenza di gibbo, che generano nel paziente uno spiacevole senso di sè e del proprio corpo
  • Rachialgie: presenti nelle scoliosi di media entità, la retrazioni muscolo-legamentose dei paravertebrali e le deformazioni anulari si ripercuotono in una maggiore probabilità di incorrere in lombo-dorsalgie di origine muscolotensiva e discale
  • Problematiche respiratorie: presenti solo nelle scoliosi più gravi, la deformazione indotta sulla gabbia toracica determina una severa compromissione della capacità vitale e della compliance ventilatoria, limitando notevolmente la qualità di vita della persona affetta

Il momento in cui la scoliosi deve essere maggiormente tenuta sotto controllo è la fase di crescita pre-puberale, in quanto, se trascurata, può avere un drastico peggioramento nell’adolescenza.

Pertanto, è assolutamente necessario fare degli accertamenti se un bambino comincia a presentare asimmetrie della postura e, nel caso si trattasse di una scoliosi ad alto potenziale di evoluzione, agire in modo tempestivo.
Generalmente, passati i 20 anni la scoliosi si stabilizza, tuttavia se non viene tenuta sotto controllo è solitamente soggetta a un lento, ma progressivo, peggioramento, che diventa esponenzialmente più rapido nei casi di scoliosi sintomatica (ad esempio con lombalgia associata) o nelle situazioni di osteopenia (ad esempio dopo la menopausa).

TRATTAMENTO

Per il trattamento della scoliosi, degli atteggiamenti scoliotici e delle deviazioni del rachide in generale sono possibili diverse forme di terapia conservativa o chirurgica.
Le due forme di terapia conservativa principali sono costituite dalla RIEDUCAZIONE POSTURALE  e dall’utilizzo di BUSTI e CORSETTI.

La rieducazione posturale si espleta attraverso una correzione attiva assistita dal terapista, il quale, durante le sedute di riduzione della scoliosi, guiderà il paziente verso un rimodellamento delle strutture passive, un allungamento delle catene muscolari accorciate e un rinforzo di quelle indebolite.

Sono molte le scuole di rieducazione posturale che mirano, a volte con principi di evidenza scientifici solidi, a volte invece in modo più che altro solo ipotetico, a ristabilire l’equilibrio morfologico del corpo: tra queste ricordiamo la Rieducazione Posturale Globale (metodo Souchard), la Reeducacion Corporal FUncional, il metodo Mezieres, il metodo Bobath, Le Tre Squadre, la Backschool.

Alle sedute di rieducazione posturale si associano solitamente poi ESERCIZI CORRETTIVI ASIMMETRICI che vengono, su indicazione del terapista, eseguiti dal paziente in via autonoma e che sono prescritti in modo specifico in funzione del tipo di scoliosi.

I busti e i corsetti invece si utilizzano nelle scoliosi più severe. Sono costituiti da imbragature rigide (ad esempio il busto LIONESE o MILWAUKEE) oppure morbide (ad esempio il corsetto SPINECOR a fasce) che devono essere indossate per molte ore al giorno da parte del paziente e che in pratica esercitano una pressione sulle strutture ossee in direzione opposta a quella di evoluzione della scoliosi.

A queste due forme di terapia, si associano solitamente con una buona efficacia anche altri approcci:

  • L’approccio miofasciale , mirato alla detensione delle catene muscolari in spasmo o retratte attraverso tecniche di manipolazione dei centri motori
  • L’approccio osteopatico , mirato al riequilibrio globale delle strutture osse e dei tessuti molli, attraverso tecniche passive e attive di mobilizzazione e manipolazione articolare
  • L’utilizzo di bendaggi elastici, quali il tape kinesiologico , che espletano una funzione simile al corsetto morbido, con la differenza di essere molto meglio accettati dal paziente e più facilmente adattabili all’evoluzione della scoliosi (vedi foto)

Scoliosi più gravi richiedono purtroppo, per essere trattate, un approccio di tipo chirurgico, con l’utilizzo di splint e placche di stabilizzazione intervertebrali fissati sulla colonna, che correggono meccanicamente in modo cruento (ma efficace) la scoliosi e ne impediscono il peggioramento.

Ovviamente, nessuna terapia sarà realmente efficace senza che venga, al contempo, effettuata una correzione degli stili di vita, del lavoro e dello sport che sono fonte di posture o movimenti asimmetrici.

Se ad esempio il paziente avrà l’abitudine a portare lo zaino o la borsa sempre dallo stesso lato, oppure la sua postazione lavorativa richiede una continua torsione sempre nella stessa direzione o, infine, lo sport praticato è caratterizzato da movimenti ripetuti in prevalenza da un solo emilato, sarà necessario correggere questi fattori per ottenere una terapia efficace.

Possiamo distinguere pertanto il tipo di terapia in funzione di 4 livelli di gravità della scoliosi:

  • -Scoliosi lieve (fino a 20° cobb): rieducazione posturale , correzione stili di vita e gesto sportivo, tape kinesiologico
  • -Scoliosi media (da 20° a 40° cobb): rieducazione posturale , correzione stili di vita e gesto sportivo, tape kinesiologico, busto morbido o rigido
  • -Scoliosi severa (da 40° a 60° cobb): busto rigido, correzione stili di vita, limitazione nella scelta dello sport
  • -Scoliosi grave (oltre i 60° cobb): operazione chirurgica, forte limitazione nella scelta dello sport

LA SCOLIOSI NELLO SPORT

Mentre non vi sono sufficienti evidenze scientifiche del fatto che gli sport asimmetrici determinino l’insorgenza della scoliosi in persone che non ne sono già originariamente affette, vi è una forte evidenza che gli sport asimmetrici peggiorino in modo anche significativo scoliosi già esistenti.

Colpire una palla sempre con lo stesso braccio, utilizzare una racchetta, effettuare lanci solo con l’arto dominante determina uno squilibrio nella postura tanto maggiore quanto più alto è il livello a cui si pratica lo sport.

Sport quali il tennis, il golf, la pallavolo, la scherma e gli sport di lancio possono indurre atteggiamenti scoliotici e tendono ad esacerbare notevolmente le scoliosi già presenti (vedi foto sopra).

Sport di elevato movimento, anche se simmetrici, come la danza, la ginnastica artistica e in parte anche le arti marziali, mentre non hanno effetti negativi sugli individui sani, tendono invece a peggiorare le scoliosi già instaurate, in quanto si è visto che per ridurle è necessario stabilizzare il più possibile il tronco, anzichè muoverlo.

Sport che meno inducono la scoliosi sono il ciclismo, il podismo e la corsa, il pattinaggio su rotelle, il motociclismo, il body-building e il sollevamento pesi.
In particolare, il body-building viene utilizzato come integrazione terapeutica alla rieducazione posturale svolta in sede fisioterapica, in quanto attraverso l’allenamento selettivo dei gruppi muscolari tramite pesi è possibile compensare le eventuali asimmetrie delle catene cinetiche, rinforzando quelle più deboli.

Specialmente in chi pratica sport asimmetrici ad alto livello, spesso non è semplice cambiare lo stile di vita o il gesto sportivo praticato.

La cosa più efficace in questi casi è quindi quella di effettuare un ALLENAMENTO SPECIFICO CONTROLATERALE della muscolatura meno allenata, attraverso tre modi:

  • 1) integrando l’allenamento con della pesistica di rinforzo del lato non dominante e dei gruppi muscolari più deboli
  • 2) effettuando delle sessioni di allenamento specifiche sul lato non dominante (es: impugnando la racchetta con la mano sinistra – per i destrimani – o effettuando i lanci con la mano non dominante)
  • 3) effettuando delle sessioni di allenamento con simulazione del gesto sportivo nella direzione opposta

Contrariamente a ciò che abitualmente si pensi (e contrariamente a quello che abitualmente prescrivono i medici), il nuoto non ha nessun potenziale terapeutico sulla correzione della scoliosi, si è anzi visto che durante la permanenza in vasca gli angoli della scoliosi tendono ad aumentare anche in modo significativo.

Per gli sportivi affetti da scoliosi, è infine molto importante associare all’allenamento delle sessioni di stretching globale selettivo e asimmetrico, in modo da concentrare il lavoro di allungamento specificatamente sulle catene mio-fasciali retratte.

Questo, chiaramente, deve essere sempre fatto sotto la guida di un fisioterapista specializzato, in quanto qualunque forma di self-therapy rischia di essere assolutamente fallimentare e di compromettere la postura in modo poi irreversibile.

Dott. Filippo Zanella – Docente di Terapia Manuale

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