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E’ Importante il Colore della Cintura nelle Arti Marziali?

È IMPORTANTE IL COLORE DELLA CINTURA NELLE ARTI MARZIALI?

Un Vero Combattente non si deduce dal Colore della Cintura. Bruce Lee aveva un concetto preciso sul colore delle cinture nelle arti marziali, vorremmo iniziare l’articolo citando alcuni suoi pensieri per poi entrare nel merito della discussione.

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Bruce Lee sosteneva che, nel proprio cammino marziale, bisogna cercare la propria verità, cercando una propria strada. Non bisogna quindi fare affidamento al 100% su ciò che il vostro istruttore, maestro o altri artisti marziali dicono che una tal cosa sia la verità assoluta.

Bisogna fare ovviamente il proprio dovere in palestra, facendo tesoro delle nozioni impartite, ma non sarà il ripetere le cose come un pappagallo a far diventare un marzialista un vero combattente, ci vuole molto altro.

Bisogna cogliere ogni occasione per studiare ciò che serve realmente nel combattimento, sviscerando non solo gli aspetti fisici, ma anche gli aspetti mentali e psicologici (paura, ansia, nervoso)

Bruce Lee sosteneva che alcuni artisti marziali che hanno dedicato anni di studio in sistemi tradizionali hanno difficoltà ad ammettere, che alcune cose, che hanno studiato, letteralmente non funzionano e che ciò che gli era stato propinato come una panacea della difesa personale non è applicabile nella realtà.

In merito, Bruce Lee aggiunge, che prima di giudicare una tecnica, bisognava essere padroni del movimento studiato e poi giudicarlo se buono o non buono.

È normale che dopo due sedute la tecnica non riesce, non perché è stata progettata male, ma perché l’allievo non la sa applicare e non l’ha interiorizzata.

Bruce Lee sosteneva che bisogna sperimentare la verità. Quando si scopre quello che si percepisce che possa essere una verità, bisogna metterlo alla prova.

Nella maggior parte dei casi, bisogna realizzarlo in uno scenario realistico. Bruce Lee era solito dire che non si può imparare a nuotare senza entrare in acqua. Allo stesso modo, non si può imparare a combattere senza combattere.

Cosa pensava Bruce Lee delle cinture nelle arti marziali? “Le cinture servono per tener su i pantaloni! “


Tutte le arti marziali del mondo hanno un sistema di cinture che li contraddistingue. Molte sono le storie sulle origini della cintura nera. La più diffusa è quella del novizio di arti marziali che comincia con una cintura bianca.

Con l’andare del tempo, praticando negli anni la cintura si sporcava diventando prima marrone e alla fine nera quando ormai l’arte era perfezionata.

Fermo restando la forte metafora insita in questo folclore, non c’è nessuna base nella realtà. Le cinture colorate non hanno mai fatto parte della tradizione di nessuna arte marziale antica.

Nella realtà, la cintura nera fu inizialmente introdotta per designare l’abilità nel Kodokan Judo poco più di cent’anni fa.

Jigoro Kano fondatore del Judo è stato il primo ad usare la cintura nera per distinguere gli allievi dan nel Kodokan, fondato a Tokyo nel 1882.

È fuori di dubbio che la cintura nera è un traguardo ambito da tutti i praticanti marziali del mondo, è una specie di diploma di laurea, il problema nasce quando si raggiunge tale grado.

Quando una persona si laurea deve continuare negli studi per cercare di applicare ciò che ha studiato, o no?

Se prima l’allievo era umile, e grazie a questa umiltà è diventato forte nel combattimento, raggiunto il colore nero, si può adagiare sugli allori. Molti maestri dicono che la cintura nera è una partenza e non un arrivo.

È indubbio che l’ego, che tutti abbiamo, è una “brutta bestia” da sconfiggere e può essere un nemico del proseguimento del cammino marziale, mi spiego meglio.

Raggiunta la cintura nera, o un grado alto, è sempre più difficile accettare il confronto con un allievo o compagno di grado inferiore, perché una eventuale sconfitta nello sparring di lotta, colpi e/o misto potrebbe intaccare la reputazione della cintura nera nella palestra.

Partiamo con il presupposto che nessuno è invincibile, lo stesso Mike Tyson buttava giù gli avversari come birilli, anche molto quotati, e poi ha perso con alcuni pugili che prima dell’incontro erano alquanto scarsi.

Questo per dire che la palestra di arti marziali serve per allenarsi con rispetto reciproco, lealtà e spirito di corpo per progredire assieme, significando che anche il maestro ogni tanto può battere o prendere un colpo. È umano!

Questo non significa che non sia forte, anzi! È stato un ottimo maestro perché vi ha portato ad un livello tale da farlo battere o subire un colpo.

Nel combattimento, oltre alla tecnica, fisico ed esperienza conta anche l’età. È normale che con il passare degli anni, i primi acciacchi possono influire sulle performance del maestro.

Tutti si diventa vecchi e bisogna avere rispetto per gli anziani che, nelle culture orientali, sono al centro della società perché fonte di saggezza vivente. Le arti marziali insegnano anche questo.

Detto questo:

  • dopo aver consigliato ai gradi alti di modulare l’ego
  • ai giovani virgulti di avere rispetto dei più anziani perché se sono arrivati a quel livello è merito loro

Consigliamo di allenarsi cercando di applicare cose realizzabili in strada, nella gabbia e/o ring per diventare un combattente forte!

Un vero combattente si deduce dalla cintura che indossa? O meglio.. le cinture colorate sono sinonimo di forza e superiorità?

Secondo noi la risposta è No! Perché?

  1. Se questa cintura è stata conquistata con lo studio esclusivo di programmi didattici, senza poi applicare nella realtà con confronti liberi e/o sparring con altre persone per verificarne l’efficacia.
  2. Se questa cintura non è stata sudata (ma magari comprata).
  3. Se questa cintura non viene sviluppata e coltivata con lo studio di altri programmi per colmare le lacune del proprio sistema (avendo la sincerità di ammetterlo e soprattutto vederlo).
  4. Se la cintura nera non si mette più in discussione, la risposta è no!

Lo sapevate che ci sono alcuni campioni con la C maiuscola di MMA, uno su tutti BRIAN STANN, che hanno un colore di cintura, in alcune discipline marziali, nettamente inferiore rispetto ad alcuni istruttori delle nostre città che magari si vantano o atteggiano come dei super maestri?

Non vogliamo entrare in un discorso che per certi versi può essere antipatico, però sappiate che se un marzialista

  • rimane umile
  • pensa alla sostanza del combattimento

Sicuramente farà strada! Ciò che contano sono i fatti, vi sapete destreggiare nelle 5 distanze del combattimento? Applicate quello che studiate in confronti realistici? O perlomeno vi mettete in discussione? Diventerete un marzialista con la M maiuscola (se non lo siete già).

Una Cintura Nera una volta raggiunto lo status deve cercare di svuotare la propria tazza per poter farla riempire ancora, se la tazza rimane piena fino all’orlo, non ci sarà più nessun proseguimento nel cammino marziale.

I migliori maestri sono coloro che hanno un grado elevatissimo di un certo stile e poi vanno a studiare come l’ultimo degli allievi altre discipline marziali, per poi poter dare ai propri allievi una proposta di difesa più completa ed efficace!

Tecnici con 20 anni di Wing Chun alle spalle, che vanno a praticare Brazilian Jiu Jitsu con la cintura Bianca o che calcano una gabbia di MMA, magari perdendo per una chiave articolare.

Viceversa Cinture nere di Brazilian Jiu Jitsu che vanno a far sparring di Boxe, magari prendendole (non essendo il proprio campo), per poi poter effettuare incontri di MMA.

Questo significa essere dei Maestri!

Buon ABC Allenamento

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