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Difesa Personale – come recuperare la fiducia in se stessi

La serenità i la fiducia in se stessi sono le due caratteristiche che dovrebbero prevalere quando si subisce un’aggressione.

Tuttavia questo succede solo eccezionalmente, a meno che non si sia seguito un addestramento specifico.

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Normalmente si reagisce con paura, tanto maggiore quanto più impressionabile è la persona, e più aggressivo e forte sembra essere l’assalitore.

La paura in sé non è un male, il problema sorge quando per colpa sua si rimane paralizzati o prigionieri di un attacco d’isteria.

La cosa importante è canalizzare la paura verso una risposta intelligente.

Nelle scuole di Difesa Personale questa risposta intelligente è la prima cosa che impara l’allievo.

Generalmente si impara a contrastare l’antagonista con tecniche che mirano ad attaccare mentre ci si difende. La difesa quindi è il miglior attacco, perché la comunione delle due intenzioni comporta fiducia in chi le applica.

Aspetti psicologici

Avanzare verso chi ci attacca, psicologicamente significa che non si ha paura e si obbliga l’aggressore a passare sulla difensiva.

Come farlo lo abbiamo spiegato in altri articoli di carattere più tecnico.

È importante comprendere l’effetto psicologico che produce l’applicazione di questa risposta in una situazione in cui ti devi difendere.

L’inversione dei ruoli

L’aggressore, che partiva da una posizione di superiorità, che stava per intimorire la sua vittima, viene preso di sorpresa, e nel vedere che la sua preda non solo non retrocede e non si spaventa, ma che piuttosto si scaglia su di lui, potrebbe destabilizzarlo fisicamente e moralmente. Ora è l’aggressore ad essere in pericolo, ad essere costretto a difendersi e a sentire la paura a sua volta.

La vittima passando ad una posizione dominante, vede che la propria fiducia aumenta e che si è verificata un’inversione completa della situazione.

Se la paura è il nemico della fiducia in se stessi, la serenità ha nemici non meno pericolosi:

  • l’orgoglio
  • l’imprudenza
  • la collera

Anche se questi stati d’animo sono lontani dall’idea della paura, essi possono metterci in una situazione di pericolo senza che ve ne sia il bisogno.

Come? Reagendo di fronte a provocazioni banali con la violenza cadendo nell’esibizionismo o lottando quando la cosa migliore sarebbe fuggire.

Vogliamo parlare delle assurde risse nate da una discussione in una situazione di traffico in auto, di uno sguardo durato troppo oppure da uno spintone in una pista da ballo?

Se stiamo sereni, vedremo la situazione con l’oggettività necessaria e nel caso in cui esista una possibilità di sistemazione pacifica della controversia, potremo dirimere il conflitto pacatamente. Se l’unica via è l’azione, anche in questo caso sarà più importante mantenere il sangue freddo.

Allenarsi tecnicamente è un buon inizio

Tradizionalmente esisteva la norma del “non mostrare il kung fu in pubblico”.

Una regola che adempieva a varie funzioni:

  • mantenere nel segreto le tecniche,
  • sorprendere l’aggressore
  • ed evitare di mettersi nei guai.

L’idea era quella di passare inosservati, senza che nessuno potesse sospettare che si praticasse kung fu; un aspetto imponente, muscoloso, infatti, a volte era controproducente, poteva dissuadere i nemici più “piccoli”, ma poteva anche indurli ad attaccare in gruppo o con armi più pericolose di quelle abituali.

È evidente che oggigiorno ci si sia allontanati molto da questa regola.

Certamente i tempi cambiano ed il pericolo non “ci aspetta dietro ogni angolo” , ma sarebbe un buon esercizio di psicanalisi chiedersi perché si portano magliette, pantaloni, adesivi o loghi di questa o quella palestra o arte marziale? Perché scherzare con gli amici esibendo le nostre abilità soprattutto se sono… amici? Lo facciamo come tecnica pubblicitaria per attrarre nuove allievi per la nostra scuola? Quanto c’è di vero in questo? E quanta insicurezza invece?

Il fattore sorpresa: una soluzione tattica efficace

Il fattore sorpresa è veramente potente e può essere decisivo. La sorpresa può giocare a favore dell’aggressore –che è poi la situazione più frequente perché sceglie lui il momento dell’attacco-, come della vittima, se tale vittima reagisce in maniera inaspettata.

Una persona all’apparenza inoffensiva avrà più possibilità di successo nel prendere sprovveduto l’attaccante se utilizza tecniche di difesa personale rispetto a chi ha un aspetto “forte” o “conosce un po’ di arti marziali”.

È anche vero che un tipo esile di 1,60 m e 55 kg ha più possibilità di subire un’ingiustizia che un Mister Olimpia di 1,90: i malintenzionati non sono stupidi suicìdi. Ma dato che di Mister Olimpia ce ne sono pochi, e probabilmente anche tu che stai leggendo l’articolo non lo sei, e la maggior parte delle persone appare “poco pericolosa”, è meglio avere fattore sorpresa a nostro favore.

Per cui, sia per avere un vantaggio tattico, sia per evitare di mettersi nei guai, è consigliabile coltivare un’immagine discreta.

Imparare qualcosa dal Buddismo…

Allo stesso modo, per ridurre il più possibile la possibilità d’essere sorpresi, non sarebbe una cattiva idea sviluppare uno stato di “attenzione ed allerta intensificato”, così come insegna il buddismo: vivere il momento presente con lucidità e sapienza.

Invece di camminare per la strada pensando a migliaia di cose, prendiamo coscienza della nostra posizione e del nostro baricentro, apriamo i nostri sensi a ciò che ci sta attorno.

Un beneficio extra di attenzione al momento presente senza giudicare quello che percepiamo, è la tranquillità che si raggiunge bandendo lo stress per sempre. Non è facile nella nostra società, ma possiamo provarci, anche se non arriveremo mai ai livelli dei samurai del passato.

L’aspetto fisico fa la sua parte

Essere impressionabili è un altro aspetto psicologico che conviene tenere in considerazione. Se volessimo “spaventare” qualcuno, quale aspetto fisico sarebbe più adeguato? Un abito impeccabile, ben pulito, buone maniere e un sorriso?

Ovviamente no, al contrario. Stazza fisica, cicatrici, tatuaggi, barba incolta, aspetto serio e vestiario da “bullo”, il tutto unito ad un linguaggio aggressivo e alla faccia da “psicopatico”: questo sì che impressiona! Tutti lo sanno.

Perciò colui che vuole raggiungere questo scopo usa quest’immagine.

L’allenamento deve farvi superare questa “impressione”. Certe tecniche psicologiche risultano molto utili in questo caso. Non dimentichiamo nemmeno la nostra posizione ed il nostro linguaggio corporale.

A seconda della situazione ci può interessare adottare un atteggiamento di maggiore o minor potenza per dissuadere o sorprendere.

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