Per chi si avvicina allo sport del Basket e desidera conoscere più a fondo la struttura della squadra, facciamo una descrizione delle caratteristiche dei giocatori che ricoprono i ruoli fondamentali che compongono la formazione, e che possiamo classificare in quattro categorie:
- i playmaker
- le guardie
- le ali
- i pivot
IL PLAYMAKER
In uno sport dove i giocatori sono alti molto più della media della popolazione, il playmaker diventa l’eccezione visto che la sua statura non influenza generalmente il rendimento del suo gioco.
Guardando una partita di pallacanestro, il play viene spesso indicato come un “nanerottolo”, ma nella realtà si tratta di atleti che misurano almeno 1,85 metri.
Nella maggioranza dei casi girano alla larga da avversari più alti e generalmente non lottano per conquistare i rimbalzi; ovviamente la loro capacità sarà concentrata su quanto avviene sul terreno di gioco visto che le palle alte sono generalmente preda dei giocatori più alti.
Suo compito primario è quello di dirigere la squadra e di applicare in campo le direttive dell’allenatore.
Deve intuire e imprimere alla squadra la giusta velocità, tenendo conto della rapidità e della freschezza atletica dei propri compagni, non tralasciando la struttura tattica degli avversari. Non tutti i playmaker interpretano il proprio ruolo nella stessa maniera: taluni prediligono l’aspetto gestionale, altri la parte offensiva.
I primi possono essere definiti i play veri e propri, quelli che applicano il significato reale del termine “playmaker”, cioè colui che fa il gioco.
I secondi invece, nella maggior parte dei casi giocatori che per mancanza di una valida alternativa oppure per problemi di statura vengono utilizzati in questo ruolo particolare.
Ciò che li differenzia dagli altri giocatori è il palleggio: solamente con un palleggio sicuro e naturale possono infatti dedicarsi alla costruzione del gioco.
La velocità rappresenta un’altro fattore discriminante, che viene utilizzato per limitare gli effetti negativi derivanti dalla minore statura.
Sono molto spesso i leader della squadra, e non solo perché ne dirigono il gioco. La fiducia concessa al playmaker non deve essere delusa, la certezza di applicare la migliore tattica possibile in ogni situazione da sicurezza al resto della squadra.
La loro mancanza in campo viene avvertita da chiunque come una mancanza di ordine e disciplina che spesso provoca danni irreparabili.
La loro sostituzione durante la partita crea sempre dei problemi; cambiare repentinamente il “direttore d’orchestra” crea lo scompiglio tra i giocatori. Laddove possibile non viene sostituito.
LA GUARDIA
Forse è il ruolo più ibrido: il confine tra la guardia e il playmaker e tra una guardia e un’ala non sono molto delineati. Talvolta, la loro distinzione è puramente teorica e basata in principal modo sulla statura.
Il palleggio della guardia non può essere inferiore, in quanto a sicurezza, a quello del playmaker, ma deve essere anche affiancato da un grande senso del canestro; la guardia deve infatti trovarsi spesso a concludere vicino al canestro anche in presenza di avversari molto più grandi.
In campo aiuta il play nella costruzione del gioco, difende sull’avversario più pericoloso e contribuisce, spesso in maniera determinante, al punteggio della propria squadra.
Ovviamente il sogno di qualsiasi allenatore è di trovare un giocatore che ricopra ottimamente il ruolo di play e quello di guardia.
Quando questo non è possibile, la guardia diventa un ruolo a sé stante, con caratteristiche proprie.
Come dicevamo sopra, la capacità di “leggere” la partita e l’abilità nel palleggio devono essere simili a quelle del play; in compenso il gioco senza la palla è un’abilità propria della guardia che deve trovarsi pronta all’appuntamento con il passaggio nel momento giusto.
Semplificando, la guardia è il giocatore della squadra che sa fare un pò di tutto in maniera sufficiente e che quindi può servire da collante tattico per la propria squadra.
L’ALA
La statura in questo ruolo comincia necessariamente a essere alta, rappresenta il raccordo tra i cosidetti piccoli (playmaker e guardia) e i lunghi (i pivot) sia in termini di gioco che in termini tattici.
Sono atleti che accomunano doti fisiche impressionanti a una tecnica sopraffina.
L’importanza tattica dell’ala può cambiare di partita in partita, in quanto è un ruolo più facilmente riconvertibile da offensivo in difensivo; se viene marcato, infatti, da un giocatore più basso o più lento, diventa il necessario sfogo delle azioni offensive, se ha di fronte un giocatore più forte, risulta la chiave difensiva della partita.
Le ali, insieme alle guardie, sono gli sbocchi più naturali delle azioni offensive, anche se a differenza di quest’ultime assumono spesso obblighi di assistenza ai centri nella cattura dei rimbalzi.
IL PIVOT (centro)
Costituisce, insieme con il playmaker, l’asse portante della squadra.
Rispetto al suo compagno “più piccolo”, ha un compito molto più manuale, ma non per questo meno qualificante.
A prescindere dalle doti offensive, il pivot, o centro, ha il compito di presidiare il canestro dai tiri ravvicinati degli avversari e l’obbligo di raccogliere tutti i rimbalzi difensivi.
La lotta per il presidio del canestro cade spesso sul piano fisico e per questo motivo vengono impiegati, nel ruolo di pivot, i giocatori di maggior stazza.
La presenza in ogni squadra di un paio di pivot più alcuni giocatori che possono essere impiegati in questo ruolo è giustificata dal fatto che, a causa dei frequenti contatti, il centro può essere messo fuori gioco facilmente da problemi di falli.
La stazza e i continui contatti con gli avversari lo pongono spesso in evidenza nei confronti degli arbriti.
La velocità di movimento e la coordinazione sono doti rare in un centro e perciò diventano spesso determinanti.
La velocità di corpo, di movimento e di esecuzione sono doti innate che fanno parte della conformazione di ogni atleta, ma l’allenamento non può fare altro che migliorarle.
I fondamentali individuali determinanti per il pivot sono il passaggio, il tiro, il rimbalzo e la stoppata, mentre minore importanza la ricopre il palleggio.
Il palleggio, infatti, per il pivot è un movimento raro e spesso goffo.
Le possibilità di riuscita di un palleggio sono scarse visto che la distanza fra la mano, il terreno e il ritorno permette spesso l’intervento ai giocatori più lesti.
Importante è quindi muoversi nell’ambito del regolamento, ma senza utilizzare il palleggio.
Contrariamente a tutti gli altri giocatori della squadra, gioca spesso a “spalle a canestro”, (lo sguardo è rivolto ai compagni mentre le spalle le rivolge al canestro); questa particolare posizione viene assunta per poter tenere lontano l’avversario diretto dall’eventuale passaggio in fase di ricevimento.
Contro la difesa a zona il pivot diventa lo smistatore per eccellenza di tutti i palloni, viene utilizzato come perno dai compagni, che lo cercano spesso in mezzo all’area avversaria.
In attacco diventa importante se gioca nelle vicinanze del canestro, altrimenti diventa quasi dannoso per l’economia del gioco.
L’armonia e il gioco di squadra si formano con il tempo e sono elemento fondamentale della pallacanestro come di tutti gli sport di squadra.
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