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Boxe – Nick Blackwell Salvato dal Padre dell’Avversario

Nick Blackwell è stato portato d’urgenza in ospedale, dopo essere stato fermato, nel 10 ° round, della sua difesa per il titolo britannico dei pesi medi contro il temuto avversario Chris Eubank Jr. Nick Blackwell, giovane pugile inglese di 25 anni, è in coma farmacologico a causa di un’emorragia cerebrale dovuta ai colpi subiti dall’avversario.

Nick Blackwell è in coma indotto, le sue condizioni sono monitorate, dobbiamo solo aspettare ciò che ci dicono i medici”, ha spiegato alla BBC Robert Smith, segretario della federboxe inglese.

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Da sottolineare che l’avversario di Blackwell, Chris Eubank jr., ha lasciato immediatamente il palazzetto dello sport per correre in ospedale dal suo avversario.

Nella circostanza l’avversario ha duramente (e giustamente) criticato l’arbitro con le testuali parole – Chris Eubank Jr:Stavo colpendo da tempo il mio avversario con una serie di jabs che lo hanno fatto sanguinare; forse l’arbitro avrebbe potuto fermare prima l’incontro; continua: “Sul ring deve essere l’arbitro a rendersi conto della situazione, la nostra vita è nelle sua mani”.

L’INTERVENTO DEL PADRE

Forse Nick Blackwell deve la vita al padre del suo avversario, il pugile Chris Eubanks Sr, e alla sua triste esperienza. Lui, più che l’arbitro e dello stesso angolo dell’avversario, aveva intuito cosa stava succedendo: “Non colpirlo più in volto, ma al corpo” è stato il saggio consiglio dell’ex pugile al figlio che stava massacrando Nick Blackwell.

Prima della 10° ripresa, Eubanks Sr è salito sul ring invitando il figlio, a non infierire sull’avversario già in gravi difficoltà.

“Se l’arbitro non ferma l’incontro, non so cosa dirti. Ma ti dico questo, se non lo interrompe e tu continui a combattere così, finisce che si fa male sul serio. Dunque forse è meglio che non lasci che sia l’arbitro a prendere questa decisione: non colpirlo più in volto, ma solo al corpo”

Queste le parole rivolte al figlio dall’ex professionista, memore di quanto accadutogli nel corso della sua carriera. Infatti, come ricorda oggi il Daily Mail, a seguito di un incontro contro lo stesso Eubank Sr, nel 1991 il pugile Michael Watson era rimasto per 40 giorni in coma, sopravvivendo ma restando gravemente disabile.

Abbiamo voluto pubblicare questa notizia, perché racchiude la filosofia della boxe. Per capire la grande forza di attrazione del pugilato bisogna fare tabula rasa dei cliché che riducono questo sport a un banale atto di violenza o alla leggenda metropolitana del naso schiacciato.

L’avversario sul ring rappresenta l’obiettivo che ogni pugile deve avere per dare un senso ai propri sacrifici. Finito il combattimento, appena suona la campana dell’ultimo round, i pugili si abbracciano.

In questo gesto c’è il senso della boxe.

L’abbraccio è il rispetto che bisogna avere per le difficoltà della vita. In quel momento riconosci in chi ti sta davanti la tua stessa umanità. Quando ci si trova sul ring si è soli, il pubblico sono gli occhi del mondo e le persone che ami sono il tuo angolo. Si può andare alle corde e poi uscire, finire al tappeto e rialzarsi, sopportare e superare i momenti più negativi. Il pugilato è la vita. E la vita va rispettata come ha fatto il padre del pugile britannico che ha fermato il figlio al posto dell’arbitro.

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