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Autosabotaggio: Quando non Ottieni Risultati e Dipende da Te

Autosabotaggio: quando non ottieni risultati e dipende da te

  • Non riesci a raggiungere i tuoi obiettivi? Li insegui in modo incostante? Ti sembra di commettere sempre gli stessi errori? Sei prevalentemente infelice? Ti sei mai chiesto se la tua infelicità dipende da te senza necessariamente incolpare gli altri?

Forse stai mettendo in atto l’Autosabotaggio.
L’Autosabotaggio è la “Messa in atto di azione mirate al boicottagio della volontà costruttiva ed evolutiva” così lo definisce il Prof. Alessandro Gelli nel suo libro Metodologie Anti Aging ed Anti Stress.

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Vediamo di cosa si tratta.

Ognuno di noi almeno una volta nella vita lo ha messo in atto con risvolti più o meno negativi. Quando l’autosabotaggio si perpetua può favorire l’insorgenza ed il mantenimento di molte patologie, dalle più semplici alle più complesse.

La maggior parte delle persone con problemi di peso come il  sovrappeso o un’obesità di vario grado, la cellulite che è a tutti gli effetti una patologia, il diabete mellito, le alterazioni dell’umore, la difficoltà nel mantenere relazioni affettuose e/o amorose stabili, ecc… mette in atto quotidianamente l’autosabotaggio in modo consapevole o inconsapevole.

L’autosabotaggio è un meccanismo mentale di limitazione nell’espressione di se stesso mediante la non azione o l’azione non costruttiva, spesso ha a che fare con il proprio Ego, con la scarsa autostima, con l’atteggiamento di rinuncia e auto-denigrazione e per ultima ma non meno importante, la pigrizia.

Ad esempio una persona che ha problemi di peso  e ne è consapevole, mediante l’autosabotaggio continua a perpetuare i comportamente che l’hanno condotta all’aumento di peso come la sedentarietà, le scorrette abitudini alimentari nonché a giustificare il proprio comportamento pur di non rivedere il proprio stile di vita.

Un altro esempio può essere quello della persona che sa di essere intollerante ad un alimento che genera disturbi intestinali notevoli e continua ad assumerlo per non rinunciare al gusto e a subire i malessere secondari all’ingestione.

Una persona che ha un umore tendenzialmene flesso (depressione di vario grado) tende ad esempio ad ascoltare musica e canzoni che evocano sensazioni tristi e maliconconiche, alimentando la depressione. Questo è l’esempio tipico degli adolescenti e giovani adulti che vivono le prime delusioni amrose ma che si può protrarre anche nell’età più avanzata.

Sicuramente anche i più ottimisti e propositivi almeno una volta nella vita hanno attuato questo meccanismo di autodifesa nei confronti dell’azione costruttiva.

Si può affermare che l’autosabotaggio sia alla base della pigrizia? Probabilmenti SI.

Le persone pigre tendono a rimandare qualsiasi cambiamento nella propria vita e preferiscono crogiolarsi nel proprio modo di essere, di comportarsi con gli altri e con se stessi.

Sono abili nell’arte del giustificarsi ma gettano in tal modo le basi per un invecchiamento cerebrale e fisico deleterio.
Molte persone pigre aspettano che qualcun’altro dall esterno agisca per loro, ovvero che la motivazione al cambiamento provenga da fuori e non da dentro.

Come è possibile uscire fuori da questo circolo vizioso?
In primis è necessario essere psico biotipizzati a 360 gradi anche per sviscerare eventuali condizionamenti e traumi che possono aver gettato le basi per l’autosabotaggio per poi affrontare quella che viene definita la Costruzione dell’Ego o rilancio dell’Ego mediante tecniche specifiche volte all’autorealizzazione, alla risoluzione della volontà positiva,  il tutto in modo molto efficiente e soprattutto veloce.

Dr Serena Missori

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