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Correre Scalzi Fa Male?

C’è chi è fortemente contro e chi invece pensa sia estremamente utile allenarsi correndo scalzi, senza alcuna calzatura. Chi avrà ragione? Che faccia bene o male in alcune zone in giro per il mondo addirittura organizzano gare di corsa che si svolgono esclusivamente a piedi nudi, come per esempio a New York.

I runner convinti che praticano scalzi sostengono le loro ragioni affermando che non vi è alcuna ricerca scientifica autorevole che dimostri un’incidenza minore di infortuni utilizzando un qualsiasi tipo di calzatura specifica, anzi, sostengono con forza che questa “abitudine” può addirittura migliorare la performance del runner.

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C’è un precedente a supporto di questa teoria, ovvero la storia di Abebe Bikila, il Keniota che ai Giochi Olimpici del 1960 a Roma corse l’intera maratona a piedi nudi vincendo addirittura la medaglia d’oro.

DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO

Correre con le scarpe e scalzi sono due cose diverse. Correndo senza calzature il runner è costretto ad ammortizzare l’urto in appoggio con il terreno, atterrando sull’avampiede e utilizzando in modo più cospicuo la muscolatura del tricipite. Guardandolo sotto il punto di vista del dispendio energetico sicuramente è sfavorevole, infatti questo meccanismo ha decisamente un costo energetico maggiore e non è assolutamente conveniente a ritmi di corsa medi e lenti.

A ritmi veloci invece, l’appoggio si sposta naturalmente sull’avampiede spostando il sostentamento a carico del retropiede e parte del movimento di pronazione. Ovviamente questa sorta di meccanismo avviene anche indossando le calzature.

Correre scalzi significa sovraccaricare molto i metatarsi; il runner che si adatta a correre a piedi nudi tende naturalmente a rinforzare lo scheletro osseo dei metatarsi e può quindi sopportare il relativo carico applicato al piede. Ma non è tutto oro quel che luccica!

Etiopi e Kenioti, che nella prima fase della loro evoluzione ateltica spesso si allenano e gareggiano scalzi, hanno particolari costituzioni muscolari e scheletriche, un dispendio energetico molto basso e, in relazione al gran lavoro eccentrico che possono svolgere, possono permettersi più di altri una corsa sull’avampiede redditizia e funzionale, in particolare a ritmi elevati. Il problema è che, col passare degli anni, il fisiologico pannicolo adiposo presente a livello delle articolazioni metatarso-falangee tende a ridursi e il trauma da impatto può ripercuotersi con più facilità a livello articolare con danni spesso importanti e difficilmente rimediabili.

L’IMPORTANZA DELLA CALZATURA

Certo, è bello correre lungo la spiaggia a piedi nudi d’estate, ma per un runner che macina chilometri su chilometri è sconveniente. La scarpa specifica per la corsa è nata e sopravvive per proteggere il podista, consentendogli di svolgere carichi di lavoro altrimenti impensabili a piedi nudi.

Se pensiamo ai chilometri percorsi in preparazione dai runner professionisti, che arrivano anche a punte di 150 o 200 km settimanali, con un conseguente incremento prestativo viste le distanze, intuiamo facilmente quanto sia improduttivo allenarsi senza calzature. Atleti che si allenano in questo modo utilizzano senza meno regolari scarpe tecniche e anche loro, in alcuni casi, si sono adeguati ad indossare plantari specifici senza problemi di sorta.

A LIVELLO AMATORIALE

Quindi anche se non percorriamo lunghe distanze ci conviene indossare le calzature? Chi corre a livello amatoriale deve privilegiare comunque un’attività sportiva salutare e senza provocare danni al proprio corpo.

La scarpa specifica per la corsa dovrebbe essere vista come il casco per il motociclista, ovvero un mezzo di difesa e prevenzione che poi molto spesso non è neanche sufficiente, infatti ad essa è spesso opportuno associare il giusto plantare progettato con materiali idonei al gesto specifico e secondo le regole della biomeccanica applicata alla corsa.

Questa esigenza nasce con la frequente incidenza di infortuni o sindrome infiammatorie ribelli che costringono il praticante a studiare meglio il funzionamento del proprio corpo e a porvi i giusti rimedi.

Correre scalzi in realtà è rischioso e pericoloso anche in condizioni invitanti come può essere una spiaggia, perchè vi sono sollecitazioni massimali di strutture estremamente importanti sia delle caviglie che delle ginocchia.

Chi è giovane e ha una valida biomeccanica può farlo occasionalmente come esercitazione tecnica estemporanea a esaltare la funzionalità di tutte le parti del piede, ma risulta chiaramente una pratica azzardata quando parliamo di chilometraggi significativi, soprattutto quando il praticante è abituato a correre con calzature specifiche.

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