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L’Ipertrofia Prostatica Benigna e Rimedi

L’ Ipertrofia Prostatica Benigna e rimedi
Dr Serena Missori

Tutti gli uomini hanno la prostata e tutti gli uomini sanno di dover porre particolare attenzione a questo organo così delicato sin dalla giovane età ovvero dall’inizio dell’attività sessuale.

Da giovani si può incorrere in prostatiti ovvero infiammazioni dolorose della ghiandola prostatica per cause batteriche e non batteriche ma, con il passare degli anni la prostata subisce delle modifiche strutturale che possono condurre all’iperplasia prostatica benigna.
L’iperplasia prostatica benigna (IPB o BPH – benign prostatic hyperplasia), conosciuta anche come adenoma prostatico (BEP – benign enlargement of the prostate) o in modo più comune “ipertrofia prostatica benigna“, è una condizione caratterizzata dall’aumento di volume della ghiandola prostatica.

L’IPB si presenta nell’uomo con un corredo sintomatologico tipico indipendentemente dalle dimensioni della prostata ovvero una prostata di piccole dimensioni può provocare sintomi ostruttivi molto più gravi di una prostata dalle dimensioni maggiori. La sintomatologia deriva infatti dalla somma di due componenti contemporanee: la componente quella anatomica, determinata dalla massa della ghiandola e la componente dinamica, dovuta al tono della muscolatura liscia del collo vescicale, della prostata e della sua capsula.

I sintomi sono prevalentemente di due tipi: quelli urinari, di tipo ostruttivo e quelli di tipo irritativo.

  • Fra i sintomi ostruttivi prevalgono la difficoltà a cominciare la minzione, l’intermittenza di emissione del flusso (intermittenza del getto di urina), lo svuotamento incompleto della vescica con residuo post-minzionale, il flusso urinario ipovalido (debole) e lo sforzo nella minzione.
  • Fra i sintomi irritativi prevalgono l’aumentata frequenza nell’urinare nota come pollachiuria, la nicturia ovvero un aumentato bisogno di urinare durante la notte, l’urgenza minzionale (la necessità impellente di svuotare la vescica) e talora il bruciore a urinare.

Questi sintomi, ostruttivi e irritativi, vengono valutati usando il questionario dell’ International Prostate Symptom Score (IPSS), formulato per verificare la severità della patologia.

L’IPB può essere una patologia progressiva, specialmente se non viene tempestivamente curata. Lo svuotamento incompleto della vescica può favorire l’accumulo di batteri aumentando i rischi di uretriti e anche alla formazione di calcoli dovuti alla cristallizzazione di sali nel residuo post-minzionale. La ritenzione urinaria, acuta o cronica, è un’altra forma di progressione della patologia. La ritenzione urinaria acuta è l’incapacità a vuotare completamente la vescica, mentre quella cronica vede il progressivo aumentare del residuo e della distensione della muscolatura della vescica.

L’aumento di volume della prostata è dovuto una iperplasia della componente parenchimale e stromale della ghiandola e non ad una ipertrofia. Anche se entrambe le condizioni comportano un aumento volumetrico globale, il termine ipertrofia indica l’aumento di volume delle singole cellule componenti un organo, che mantengono invariato il loro numero, mentre iperplasia indica l’aumento del numero delle cellule.

In questo caso l’aumento del numero delle cellule ha luogo nella zona centrale della prostata, che si trova a contatto con l’uretra prostatica, o nelle ghiandole periuretrali e nella zona di transizione.

Inizia con lo sviluppo di noduli microscopici che col passare degli anni, aumentando in numero e dimensioni, comprimono e distorcono l’uretra prostatica producendo quell’ostruzione che ostacola la fuoriuscita dell’urina.

  • Nel mondo occidentale colpisce il 5-10% degli uomini di 40 anni di età, e fino all’80% degli uomini tra 70 e 80 anni.

Il grado dei sintomi tipici della patologia varia notevolmente in funzione dello stile di vita del paziente. Gli uomini che conducono uno stile di vita di tipo occidentale, hanno una maggiore incidenza nella sintomatologia dell’IPB, rispetto a chi conduce una vita tradizionale e più rurale. Questo è confermato da ricerche condotte in oriente che dimostrano come uomini che vivono in aree rurali hanno minori frequenze della patologia, mentre chi vive in grandi città, nella stessa nazione, mostra una incidenza molto maggiore, anche se ancora molto inferiore agli uomini che vivono in occidente.

Sono escluse componenti ambientali nell’eziologia della malattia, mentre si è ipotizzato il ruolo di fattori ereditari per l’aumentato rischio di incidenza in parenti di soggetti colpiti dalla patologia.

Da un punto di vista ormonale, il diidrotestosterone (DHT) e gli estrogeni, svolgono un ruolo nell’insorgenza dell’IPB. Il DHT, un metabolita del testosterone è un mediatore critico nell’instaurarsi della patologia. Il DHT viene sintetizzato nella prostata a partire dal testosterone in circolo.

  • Il DHT è localizzato principalmente nelle cellule dei tessuti connettivi prostatici. Una volta sintetizzato, il DHT giunge alle cellule epiteliali. In entrambe le tipologie di cellule il DHT si lega al recettore degli androgeni e segnala la trascrizione del fattore della crescita al mitogene dei due tipi di cellula. L’importanza del DHT è supportata dalle osservazioni cliniche su pazienti con ipertrofia benigna ai quali la somministrazione di un inibitore della 5α-reduttasi provoca una notevole riduzione del contenuto di DHT nella prostata. In questi pazienti si riduce il volume della prostata e di conseguenza i sintomi dell’ipertrofia.

Esiste una notevole evidenza sul fatto che gli estrogeni giocano un ruolo nell’eziologia dell’IPB. Questo è basato sul fatto che l’IPB si verifica in uomini con elevati livelli di estrogeni e relativamente ridotti livelli di testosterone libero (questa sostanza ha quindi, se non convertita in altri ormoni, un’azione benefica e salutare nei confronti della prostata) e quando i tessuti prostatici diventano più sensibili agli estrogeni e meno rispondenti al DHT. Cellule prese dalla prostata di uomini affetti da IPB hanno mostrato una più elevata risposta agli alti livelli di estradiolo nel caso di bassi livelli di androgeni.

La Diagnosi di IPB è clinica e strumentale. L’esplorazione rettale può rivelare un marcato ingrossamento della ghiandola ed un aumento della sua consistenza. M che può e deve essere valutata con maggiore con l’ecografia sia transrettale sia sovrapubica.

Da un punto di vista laboratoristico è necessario dosare i livelli di PSA totale e libero (Antigene Prostatico Specifico) per escludere la concomitante presenza di un carcinoma della prostata. Livelli elevati di (PSA) devono farne sospettare la presenza ed in tal caso può rendersi necessaria l’esecuzione di una biopsia ecoguidata per dirimere il sospetto diagnostico, in quanto numerosi fattori, anche un semplice esame rettale, possono far aumentare il livello di PSA anche in assenza di patologie neoplastiche.

A seconda della gravità della patologia, la terapia può essere medica o chirurgica.

  • Per la terapia medica è possibile utilizzare gli alpha bloccanti (α1-recettori adrenergici antagonisti) che procurano un sostanziale miglioramento dei sintomi dell’IPB, rilassando la muscolatura della prostata e del collo vescicale e aumentando la portata del flusso urinario; gli inibitori della 5α-reduttasi come la finasteride, che riducono la conversione del testosterone in DHT.
  • Anche la natura offre un valido aiuto contro l’IPB come l’estratto del frutto della Serenoa Repens che ha dimostrato efficacia nel ridurre i sintomi della patologia. Uno studio sistematico evidenzia una comparabilità di efficacia con la finasteride. Altre erbe medicinali che hanno alla base sistematiche ricerche sono il beta sitosterolo tratto dalla Hypoxis rooperi, i semi di (zucca) e l’Urtica dioica (l’ortica) si sono dimostrate efficaci nel ridurre i sintomi della IBP.
  • In caso di fallimento del trattamento medico e se i sintomi sono marcati ed invalidanti, può rendersi necessario un trattamento chirurgico di resezione endoscopica della prostata (TURP) o altre procedure come la vaporizzazione transuretrale della prostata (TVP), la laser TURP, la visual laser ablation (VLAP), la Transurethral Microwave Thermo Therapy (TUMT), la Transurethral needle ablation of the prostate (TUNA) e la sua evoluzione tecnologica Prostiva, micro iniezioni di etanolo di tossina botulinica in situ e tante altre tecniche innovative.
  • La tecnica laser più recente utilizza un laser Tullio (2010nm) con il quale è possibile utilizzare sia la tecnica di enucleazione ThuLEP (Thulium Enucleation of Prostate), impiegata anche con il laser ad Olmio, che la tecnica di vaporizzazione ThuVaP (Thulium Vaporization of Prostate) normalmente impiegata anche con il laser KTP. Le linee guida laser della Società Europea di Urologia (Guidelines on Lasers and Technologies – European Association of Urology 2011) mostrano che il laser Tullio posside capacità ablative superiori conservando una necrotizzazione superficiale (0.3mm) e un sanguinamento ridotto. La letteratura, sebbene numericamente inferiore alle altre tecniche laser, sembra supportare le aspettative positive riguardo all’utilizzo di questo laser di ultima generazione.

Esami diagnostici consigliati:
Dopo i 50 anni è raccomandata la visita urologica annuale. In alcuni pazienti un’evoluzione del tessuto prostatico in accrescimento può avere inizio già dopo i 30 anni. Circa il 50% degli uomini di età superiore a 60 anni evidenzia segni di ipertrofia prostatica; la percentuale raggiunge il 90% nei pazienti con età ≥ 85 anni.

Sebbene l’ipertrofia prostatica non evolva in tumore prostatico, poiché le due patologie si sviluppano in sedi diverse della ghiandola, la loro coesistenza è possibile. Accertare l’origine di eventuali sintomi delle basse vie urinarie serve quindi a escludere o accertare anche l’eventuale presenza di un carcinoma.

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