I judoka (sono chiamati così i praticanti di Judo), a seconda del loro comportamento durante il combattimento, vengono chiamati l’uno Tori e l’altro Uke. Tori è il judoka che effettua l’attacco, colui che attua una mossa o una tecnica, e Uke chi la subisce.
In ogni momento, specialmente durante gli allenamenti, questa divisione dei ruoli può cambiare. Quando il Judo uscì dai confini del Giappone e si diffuse in Occidente, perse rigore ma ricevette un grosso apporto pedagogico. Abbiamo già detto che in Oriente viene studiato in modo molto rigoroso. Per essere più precisi, in Giappone è l’individuo che deve adattarsi al judo, mentre noi in Occidente facciamo in modo che il Judo si adatti all’individuo.
Oggi vi sono molti maestri cinture nere occidentali che studiano il Judo e il relativo metodo di insegnamento applicando nozioni di pedagogia, biomecanica, biodinamica, fisiologia, psicologia, ecc. e grazie a ciò hanno ottenuto grandi progressi. In Giappone, per esempio, non esiste la differenza tra cinture esistenti in occidente (bianca, gialla, arancione, verde, blu, marrone e nera). Esistono solo la cintura bianca, che l’atleta indossa da quando inizia la pratica del Judo fino al raggiungimento del 4 kyu (grado) compreso, corrispondente alla nostra cintura arancione; la marrone (3,2 e 1 Kyu) e la nera (dal 1° dan in poi). Infatti a suo tempo si comprese la differenza di carattere fra orientali e occidentali. Noi non abbiamo la loro pazienza, abbiamo fretta di vedere i risultati e bisognava quindi offrire un incentivo che mettesse in evidenza i progressi raggiunti.
Tuttavia tutti i judoka del mondo riconoscono il valore della tradizione e il suo signifacato e perciò le federazioni mantengono il programma ufficiale, cosè come lo sviluppò il suo fondatore Jigoro Kano. La prima cosa da fare per iniziare un combattimento di Judo consiste nell’eseguire le prese, cioè nell’afferrarsi l’un l’altro. Questa fase è chiamata dai giapponesi Kumi-kata (Vedi foto a fianco).
Non c’è un solo modo per afferrarsi, rigorosamente da apprendere. Esiste però un kumi-kata fondamentale, che è quello consigliato per ottenere buoni progressi tecnici. Questo movimento è molto semplice: con la mano destra Tori afferra il judogi (costume da Judo erroneamente chiamato Kimono) all’altezza dell’ascella e con la sinistra afferra la manica del suo compagno appena sopra il gomito. Se il Judoka è mancino deve invertire il senso: mano sinistra all’ascella e mano destra sulla manica. Tuttavia benché nel Judo tutti i movimenti possano e debbono essere eseguiti sia con la destra che con la sinistra, vogliamo concentrarci solo sulla presa (kumi-kata) fondamentale con la destra, pensiamo infatti che le persone destrorse costituiscaano la maggioranza dei nostri lettori.
Senza essere ben padroni della tecnica e della presa non è possibile fare del buon Judo.
Shisei, posizione di equilibrio
Uno degli aspetti fondamenti del Judo è l’equilibrio. Attorno a questo tema ruota tutta la sua filosofia. Bisogna sempre mantenere la posizione di equilibrio e provocare lo sbilanciamento del compagno. In Giappone questa posizione si chiama Shisei. I piedi devono rimanere separati, più o meno alla stessa distanza delle spalle e il peso del corpo deve poggiare su entrambi. Il corpo e la testa sono eretti ma rilassati.
E qual è la posizione di sbilanciamento?
Per eliminazione tutte quelle che non corripondono a quella fondamentale di equilibrio appena descritta. E cioè restando con i piedi troppo uniti o separati con la gamba troppo in avanti o sollevata.
Buon allenamento dallo staff ABC
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