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Perchè le Arti Marziali Europee si estinsero quasi totalmente?

Per noi europei più pragmatici, l’introduzione delle armi da fuoco segnò la fine delle arti marziali come mezzo per fare la guerra. Sebbene i cinesi avessero scoperto la polvere da sparo non la utilizzarono subito per gli stessi usi mortali cui la destinarono gli europei, ma la adoperarono soptrattutto per i fuochi d’artificio di Capodanno

Piuttosto assurdamente i combattenti di Kung Fu cinesi pensavano ancora, durante la rivolta dei Boxers (intorno al 1900), di essere immuni grazie al loro Chi alle pallottole delle pistole e dei fucili (alcuni lo pensano ancora oggi). Come riferisono alcuni storici, Sifu (insegnanti) fanatici avvalorarono queste superstizioni, sparando a salve sui loro allievi prima del combattinmento, in modo che questi si ritenessero invulnerabili grazio al loro Chi-kung.

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Gli asiatici, legati alle tradizioni, coltivarono e mantennero in maniera ammirevole l’eredità dei loro antenati. I giapponesi, ad esempio perfezionarono il loro Bu-Jutsu (arti marziali) in Bu-do (La via) e fecero del rude mestiere della guerra um mezzo per formare il carattere (riducendone in tal modo probabilmente l’efficacia, dal momento che veniva attribuita maggiore importanza ai mezzi piuttosto che al fine, ma questa è un’altra questione)

Da dove deriva l’incredibile somiglianza esteriore tra il Pancrazio, le arti marziali europee e i metodi classici come ad esempio il Wing Chun?

In termini semplici ci sono essenzialmente due possibilità:

1.Esistono sviluppi paralleli e indipendenti gli uni dagli altri. Ogni essere umano ha due braccia, due gambe e determinate possibilità di movimento, vi è solo un numero limitato di possibili attacchi e difese (veramente efficaci).

Mentre alcune arti marziali attribuiscono una maggiore importanza alla meditazione, all’eleganza dei movimenti (sebbene spesso inutili ai fini del combattimento) ed alla salute del corpo, il Pancrazio, la lotta dei gladiatori, il combattimento corpo a corpo medioevale, la Thai Boxe e, ad esempio il Wing Chun, hanno qualcosa in comune: sono tutti metodi di combattimento realistici e di sicura efficacia. 

L’insegnante che utilizzava in combattimento metodi inefficaci moriva, non potendo così insegnare ad altri la sua tecnica sbagliata.

Solo le tecniche veramente efficaci delle autentiche arti marziali sopravvissero a questa dura e mortale selezione. Il criterio non era:” faccio bella figura se eseguo questa tecnica?” oppure “Per i miei tifosi e spettatori è abbastanza spettacolare il mio stile di combattimento?” oppure ancora: “Ottengo più punti per un calcio volante al viso o per un calcio basso diretto al ginocchio?” o anche :“Il giudice di gara è in grado di riconoscere come colpo andato a segno la mia tecnica d’attacco veloce, ma inusuale, oppure è meglio che esegua una tecnica convenzionale, per la quale egli mi assegnerà sicuramente un punto?”

Piuttosto la domanda che stabiliva il valore di una autentica tencica di combattimento era: “Come posso sconfiggere il mio avversario o nemico nel minor tempo possibile, senza mettere inutilmente in pericolo la mia vita e la mia incolumità?”

L’identità dei requisiti e delle domande poste condusse ovunque alle stesse conclusioni, cioè a tecniche simili.

 

La seconda teoria ipotizza che un’arte marziale abbia contribuito allo sviluppo dell’altra. È possibile che vi sia un legame tra la Grecia e la Cina che possa far pensare al Pancrazio greco come antenato del Kung Fu Cinese? Non scuotete il capo, sempre più specialisti e storici giungono alla conclusione perfettamente plausibile che la Grecia non sia stata la culla soltanto della nostra cultura occidentale, ma anche dei più efficaci e sofisticati metodi di combattimento senza armi.

Nel prossimo articolo elencheremo l’evoluzione secondo gli storici riguardo la storia dell’evoluzione delle arti marziali nel mondo antico fino ai giorni nostri

fonte: Logica Del Combattimento Individuale di K.R.Kernspecht, 1999

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