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Wing chun Vs Wing Fight

A volte capita che mi venga chiesto come mai abbia “smesso” di praticare Wing Chun e mi sia cimentata dopo tanti anni al Wing Fight.

Premetto che la cosa che odio di più è la varietà di nomi che viene data ad un unico stile. Il Wing Chun viene chiamato in modalità infinite cambiando una sola lettera o due trattandosi in realtà di un unico stile (Wing Chun, Wing Tzun, Wing Tsun, Wing Tjun, ecc…). La radice in realtà è una sola, ma i modi di interpretarlo sono infiniti è chiaro.

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Pensa che neanche due allievi della stessa classe lo praticano allo stesso modo, lo hanno capito nella medesima maniera e utilizzano le braccia e le gambe in modo identico come due robottini.

Quando si parla di arti marziali si deve partire dal fatto che chi le pratica sono persone diverse con cervelli diversi. Stiamo parlando di “arti”, appunto. Allora se non fosse così, anche Monet e Picasso dovrebbero avere lo stesso modo di dipingere.

Il Wing Chun è uno solo, lo si pronuncia allo stesso modo e lo si deve chiamare allo stesso modo, punto! Il marketing degli ultimi vent’anni ha rovinato l’immagine di uno stile bellissimo, geniale ed estremamente divertente, e questo mi fa arrabbiare tantissimo.

Ora ho capito perché Dai-Sifu Victor Gutierrez ha deciso di cambiargli il nome. Ora pratico Wing Fight, ma potrei benissimo chiamarlo anche Wing Chun, infatti tengo a precisare che questi non sono due stili diversi, ma il secondo è l’evoluzione del primo.

Vorrei ora metterli a confronto per far capire al lettore quanto sono diversi e quanto invece fanno parte l’uno dell’altro.

La posizione di guardia

Gli addetti ai lavori sanno che nel Wing Chun classico si parte posizionando le braccia in Man Sao (braccio che cerca) e Wu Sao (braccio che protegge). Ciò ha la funzione di proteggere la nostra “linea centrale”, i piedi sono paralleli con le punte rivolte all’interno, e questa è la “Yee Gee Kim Yeung Ma”.

È un’unica guardia adottata in ogni distanza. L’obiettivo primario è quello di arrivare alla corta, che è quella a noi più congeniale, (quella che alleniamo di più con il chi-sao), cercando di occupare la “linea centrale” del nostro antagonista proteggendo la nostra.

Muovendosi così però, si è scoperti lateralmente e si diventa facili bersagli per calci circolari e ganci; la nostra protezione non è tridimensionale come si vuol far credere. Anni di allenamenti, di sparring e di prove libere lo hanno dimostrato sulla mia pelle.

Il Wing Fight adotta una guardia più simile a quella della maggior parte degli sport da combattimento, un piede più avanti rispetto all’altro, il peso bilanciato al 50% su ogni gamba, ed una guardia di mano diversa a seconda della situazione ma con un punto in comune: il controllo delle tre linee di attacco e di difesa, la famosa linea centrale con le due laterali (per i colpi circolari).

Con la classica posizione “defilata” esponiamo solo una parte del nostro corpo, il peso più equilibrato fra gamba anteriore e posteriore ci permette sia di scattare in avanti o indietreggiare con facilità a seconda dell’ipotetico attacco. Siamo più mobili, insomma.

Principi di azione

Nel Wing Chun classico attacchiamo centralmente, si cerca idealmente di non opporre resistenza, e al momento dell’impatto, si scarica la forza dell’avversario assorbendola, e ritorcendola contro di lui. Questo sempre idealmente, perché poi nella realtà, con un compagno poco o per niente collaborativo la musica cambia: le cose non sono poi così facili come lo sono in un allenamento collaborativo.

Nel Wing Fight si comincia a lavorare con il corpo e “con l’occhio”, non si affidano esclusivamente “al tatto” le sorti del combattimento. Ci si muove in diagonale cercando la via d’uscita, che è poi il tanto bramato “angolo cieco”.

Nel Wing Chun si protegge solo la linea centrale e dopo il primo impatto, procediamo in maniera lineare “incollandoci” all’avversario, l’intento è quello di proseguire con una serie interminabile di colpi, i pugni a catena.

Nel Wing Fight si proteggono anche “le nostre frontiere” e quelle del nostro avversario e lo scopo primario è proteggerci a 360° e conseguentemente rompere l’asse dell’avversario, per poi accerchiarlo, procedendo sempre in diagonale, anche a “zig zag”, con un continuo e sorprendente “cambio di piano” una volta arrivati alla cortissima distanza: ora è assolutamente lecito utilizzare tutte le efficacissime tecniche di chi-sao imparate nel Wing Chun classico (e che vengono assolutamente allenate anche nel Wing Fight).

La genialità di chi ha concepito questa evoluzione è stata proprio quella di colmare il vuoto, -chiamiamolo così- che c’era tra la lunga-media distanza e la quella corta.

Il Wing Chun, secondo il mio umile parere, pecca di tecnica di protezione nell’avvicinamento.

Questa lacuna è stata colmata: la protezione tridimensionale del Wing Fight è molteplice e varia a seconda della tattica che vogliamo mettere in pratica.

Principi filosofici dell’azione

Nello stile tradizionale al momento del contatto, la maggior parte delle volte, si deve cedere (yin) e poi avanzare (yang), nella versione “innovativa”, all’impatto, si esercita forza (yang), e se essa basta, cediamo con tutto il corpo poi con le braccia indietreggiando in diagonale (yin) e si passa al contrattacco (yang) .

Il Wing Fight, è il naturale processo evolutivo del Wing Chun, perché la diversa impostazione di partenza e la diversa metodologia di protezione, sono stati pensati come miglioramenti del “vecchio” stile.

Chi pratica il Sistema di Sifu Victor però non dovrà dimenticarsi di allenare i cari e vecchi Fak sao, Biu Tze sao e le micidiali gomitate, perché queste sono parte integrante del Wing Fight.

A primo impatto sono molto differenti ma in realtà…

Il Wing Chun racchiude una gestualità fluttuante insieme a tecniche ben studiate per offendere l’avversario, ma comunque molto pressante mentre il Wing Fight può sembrare un’arte più “virile”, brutale, ricca di colpi sferrati con potenza e soprattutto in continuo movimento, più dinamica.

Cosa accomuna il “vecchio” al “nuovo”?

  1. Direi sicuramente la capacità di modificare gli attacchi dell’aggressore a nostro vantaggio
  2. L’essere pressanti e non vincolati ad essere incollati nella risposta all’attacco.

Definisco lo stile “più anziano” una delle arti marziali più efficaci nell’intima distanza mentre “il giovane” lo è altrettanto con un decisivo miglioramento dalla media e lunga distanza.

Io amo il Wing Chun o il Wing Fight , chiamalo come vuoi, perché come detto in premessa è solo una delle tante interpretazioni. Questo è il mio parere di praticante pluriennale, buon allenamento a tutti.

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