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Kitesurf

Le origini

Inventato negli anni Ottanta del secolo scorso, si diffonde negli USA e in Francia grazie alla creazione del kiteski (sci abbinati a un aquilone con telaio in fibra di carbonio) e del flysurf (aquilone a scheletro gonfiabile).

Dieci anni dopo, alle Hawaii, Manu Bertin e Laird Hamilton mettono a punto il primo vero kitesurf mentre in Italia la pratica inizia solo dal 1999.

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La giovane federazione non è riconosciuta dal CONI e quindi non è sport olimpico.  

Come si pratica kitesurf

È un’attività motoria all’aperto; consiste nello spostarsi sull’acqua restando in equilibrio su una tavola sfruttando la forza propulsiva del vento che sostiene e sospinge un aquilone. 

La spinta, anche verticale, del vento permette salti ed evoluzioni assolutamente spettacolari, non realizzabili con una normale tavola a vela. 

Dove, quando e per chi

Viene praticato in una zona segnalata su una spiaggia (50×100 mt, quindi abbastanza ampia) e su uno specchio d’acqua riservato a partenza e rientro.

Per un principiante il vento deve essere costante, parallelo alla linea costiera e con velocità compresa tra i 9 e i 13 nodi (16-24 km/h).

Per praticarlo serve un’ottima preparazione fisica, potenza muscolare e grande confidenza con l’acqua.

Data la complessità e la pericolosità della pratica, per se stessi ma anche per gli altri, si consiglia di avvicinare questo sport solo dopo aver acquisito senso di responsabiità e coscienza del rischio, comunque non prima dei 14 anni di età

Caratteristiche di chi pratica kitesurf

È un’attività sportiva individuale di destrezza, con un importante impegno fisiologico muscolare, nonostante preveda l’utilizzo di una propulsione esterna (il vento) comporta un notevole affaticamento muscolare locale (cosce, dorso e mani) sollecitando il sistema cardiovascolare a livelli medio-bassi. 

Richiede e sviluppa capacità quali:

apprendimento e controllo del gesto motorio,

adattamento alle situazioni esterne,

equilibrio,

coordinazione tra i vari segmenti corporei.

I contro del Kitesurf

È un’attività piuttosto impegnativa nelle fasi di apprendimento, quando sono comuni i traumi alla schiena soprattutto nei tentativi di partenza. 

La pratica prolungata, soprattutto in presenza di forte vento, può procurare stress articolari e tendinei agli arti superiori -la maggior parte nei gomiti- e inferiori; l’ambiente ventoso e umido può provocare malattie da raffreddamento mentre l’esposizione al sole può causare ustioni -infatti è consigliato utilizzare creme protettive waterproof- e malori da colpo di sole.

Anche se sono previsti sistemi di sgancio di sicurezza il pericolo maggiore deriva dalla possibile perdita di controllo dell’aquilone (e da eventuali impatti contro scogli, bassi fondali, imbarcazioni, altri praticanti o bagnanti). 

Si raccomanda di prestare la massima attenzione a venti e correnti  da terra, di rispettare le regole di precedenza e di non esibirsi in zone troppo affollate (i cavi di controllo, in tensione, possono essere molto pericolosi).  

Attrezzatura e costi di questo sport

In linea generale, è opportuno frequentare un corso di 5 lezioni di 1 ora ciascuna, per un importo complessivo di circa 200 euro, compreso il noleggio dell’attrezzatura completa. La tavola costa tra i 500 e i 2000 euro, l’aquilone dai 500 ai 2500 euro.

Per muta, salvagente, trapezio e caschetto si possono spendere tra i 400 e i 1000 euro. 

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