COSA CAMBIA L’ALLENAMENTO ALLA PERDITA DI MASSA LEGATA ALL’ETÀ
Tutti sappiamo che quando ci si invecchia, in nostri muscoli diventano più deboli e i movimenti si fanno più lenti.
Ma perché questo accade?
Con l’invecchiamento si verificano molti cambiamenti nei muscoli scheletrici. Il più marcato è la perdita di massa, chi inizia già da 25 anni di età.
A 50 anni spesso la massa muscolare è già ridotta del 10 per cento rispetto al suo massimo sviluppo e a 80 circa il 50 per cento di esso si è ormai perduto.
Questa riduzione di massa legata all’età è causata principalmente da una perdita di fibra muscolare.
Ispessendo fortemente le singole fibre, l’esercizio con i pesi può alleviare la perdita di massa complessiva, ma non sembra avere un grande effetto sulla perdita di fibre.
PRIMA DI ATROFIZZARSI, LE SINGOLE FIBRE CAMBIANO FORMA E ASPETTO
Negli individui giovani le fibre muscolari sono decisamente angolose, mentre negli anziani spesso appaiono più arrotondate e in casi estremi a forma di banana.
Inoltre l’invecchiamento sembra indurre un “raggruppamento per tipo”: nei giovani e nelle persone di mezza età le fibre lente e veloci sono disposte a scacchiera, mentre nei muscoli degli anziani si raccolgono in gruppi composti di sole fibre lente o veloci (questo fenomeno appare anche in soggetti giovani affetti da certe malattie ai nervi motori).
Queste scoperte hanno indotto alcuni ricercatori a ipotizzare che il raggruppamento di fibre dello stesso tipo nei muscoli degli anziani sia conseguenza di un complesso fenomeno per cui i nervi che controllano i muscoli si trasferiscono da una fibra a un’altra.
Consideriamo l’unità motoria, definita da tutte le fibre innervate da un singolo nervo motorio proveniente dal midollo spinale.
Con l’invecchiamento, alcuni di questi nervi motori “muoiono”.
Le fibre muscolari da essi controllate restano allora senza alcuno stimolo e quindi si atrofizzano e muoiono a loro volta, a meno che non vengano re-innervate da un altro nervo motorio.
Si noti che, se una fibra muscolare è re-innervata da un nervo di una unità motoria differente –se per esempio una fibra veloce è re-innervata da un nervo che controlla fibre lente- essa riceverà segnali contraddittori.
Dal punto di vista dello sviluppo è una fibra veloce, ma riceve una stimolazione che corrisponde a quella delle fibre lente. Alla fine, a quanto pare, questo cambiamento nel tipo di stimolazione conduce alla trasformazione della fibra veloce in fibra lenta (o viceversa).
L’INVECCHIAMENTO SEMBRA COLPIRE LE FIBRE VELOCI
L’invecchiamento sembra colpire in particolare le fibre veloci, che si atrofizzano più rapidamente di quelle lente.
Ciò ha condotto, già da tempo, alcuni ricercatori a ipotizzare che la distribuzione di fibre lente e veloci cambi con l’invecchiamento in favore di quelle lente.
Questo potrebbe spiegare perché un ragazzo di 10 anni può facilmente sconfiggere il nonno settantenne in una corsa di 100 metri, mentre il nonno può ancora battere il nipote in una corsa di 10 chilometri.
Questa ipotesi è però piuttosto controversa perché è sempre stato difficile provare che l’invecchiamento porti a un aumento della quantità relativa di fibra lenta nei muscoli.
In uno studio effettuato qualche anno fa è stato affrontato il problema in maniera un po’ diversa.
È stato convinto un gruppo di 12 soggetti anziani e deboli, con un’età media di 88 anni, a sottoporsi a una biopsia del muscolo vasto laterale (che è situato sul lato frontale della coscia ed è uno dei muscoli scheletrici umani più studiati).
Successivamente, lavorando con aghi sottili al microscopio, sono state separate le singole fibre muscolari del campione e determinato la composizione dell’isoforma dei miosina di ognuna delle 2300 fibre muscolari.
Sappiamo che in tutti gli esseri umani non ci sono solo fibre lente o veloci, ma anche le fibre che contengono solo l’isoforma lenta della miosina sia Ia IIa (veloce), o entrambe le isoforme veloci (IIa e IIx).
Nel vasto laterale dei giovani queste fibre ibride sono scarse: meno del 5 per cento di esse contiene sia l’isoforma lenta della miosina sia l’isoforma IIa.
Nei pazienti presi in considerazione è stato trovato che un terzo di tutte le fibre esaminate conteneva entrambe queste isoforme di miosina. Sorprendentemente, queste fibre ibride erano il tipo dominante di questi muscoli.
Abbiamo concluso quindi che la questione se i muscoli degli anziani contengano più fibre lente di quelle dei giovani non ha una risposta assoluta.
Ciò che sembra avvenire non è un cambiamento nel rapporto fra la quantità di fibre lente e veloci, ma una perdita di differenziazione fra i due tipi di fibre, così che nei muscoli degli anziani un terzo delle fibre non è più né strettamente lento né strettamente veloce, ma qualcosa di intermedio.
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