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Bruce Lee praticava wing chun

BRUCE LEE QUALE ARTE MARZIALE PRATICAVA?

Bruce Lee quando nel 1968 presentò per la prima volta al pubblico la sua arte iniziò con queste parole: “Innanzitutto devo fare una premessa. Io non ho creato nulla, tutto quello che so lo devo al prof. Yip Man, insegnante di Wing Chun in Hong Kong…”.

Poco tempo prima di morire Bruce Lee confidò ad H. Cheung che il Jeet Kun Do non era altro che il principio del Pak sao trasmesso a tutte le tecniche.

Pure Victor Kan sostiene che Bruce ha sempre mantenuto il Wing Chun. Osservando i suoi film, ogni praticante di Wing Chun può riconoscere molte tecniche a lui familiari.

E vista la bravura con cui le eseguiva capiamo come il Wing Chun costituisse sempre la base della sua arte.

Il Jeet Kune Do non era uno stile di combattimento ma solo un nome il cui significato si traduceva in Bruce Lee stesso.

Storia del Wing chun

Lo stile forse tra i più antichi delle arti marziali cinesi, che ha dato gli inizi anche alla carriera marziale di Bruce Lee. Vediamo le sue caratteristiche principali.

Storia dello stile

Il Wing Tsun Kuen è uno stile di Kung Fu che risale a circa 400 anni fa, fu’ fondato da una donna Ng Mui, che faceva parte dei cinque monaci scampati al rogo del monastero di Shaolin, operato dai Manchu. 

Questa lo passò ad un’altra donna, Yim Wing Chun, che lo insegnò a suo marito. Lo stile rimase pressoché segreto finchè il Granmaestro Yip Man non cominciò ad insegnarlo pubblicamente (anche se sempre solo a cinesi); tra i suoi allievi ci fu anche un certo Li Jun Fan, che studiò con lui fino a quando partì per l’America dove si fece chiamare Bruce Lee… Yip Man cominciò ad insegnare Wing Chun per hobby (era molto ricco) a Fatshan, in Cina. 

Ad un certo punto dovette (come molti altri maestri di arti marziali) scappare dal suo paese e rifugiarsi ad Hong Kong dove, trovandosi in ristrettezze economiche, iniziò ad insegnare Wing Chun per vivere. Yip Man, durante la sua “carriera di insegnante”, attraversò diversi periodi che influenzarono il suo modo di trasmettere lo stile; ciò si nota facilmente esaminando le differenze che intercorrono tra i diversi stili di Wing Chun (una breve parentesi), Wing Chun Kuen è una trascrizione utilizzata per la prima volta da Bruce Lee per indicare gli ideogrammi

Altre trascrizioni sono

  • Ving Chun
  • Wing Tchun
  • Ving Tsun
  • Wing Tsun;

quest’ultimo però indica solo il sistema Leung Ting,come vedremo in seguito).

Quando ormai Yip Man aveva chiuso la sua scuola, gli fu presentato un giovane, già esperto praticante di Wing Chun. Questo giovane si chiamava Leung Ting, e venne accettato da Yip Man come studente “a porte chiuse” (cioè studente privato). 

Il Gran maestro gli raffinò tutte le tecniche dalle basi, insegnandogli un Wing Chun morbido, che non necessitasse di forza fisica per essere messo in pratica, ma tremendamente efficace.

Dopo la morte del Granmaestro, Leung Ting fondò la sua organizzazione di Kung Fu, e brevettò il suo sistema col nome Wing Tsun. Nel 1975 un esperto di arti marziali tedesco, Keith K. Kernspecht, invitò Leung Ting in Germania, divenendo suo allievo. 

In seguito a quest’incontro, Kernspecht fondò la EWTO (European WT Organization), aprendo lo stile all’occidente.

Caratteristiche dello stile

Le caratteristiche principali del Wing chun sono la sua efficacia e la sua scientificità. 

Nulla è lasciato al caso, ed ogni movimento è mirato a fare il massimo danno col minimo sforzo. Questo significa che non ci sono movimenti spettacolari o acrobatici (ad un occhio profano il Wing chun in azione potrebbe apparire addirittura “brutto”).

Bruce Lee diceva che il colpo deve essere come un cobra: va sentito prima che visto; bisogna quindi prendere la strada più breve per colpire… e la strada più breve è quella centrale, in linea retta. Il WiNg chun insegna a scattare addosso all’avversario e ad “attaccarsi” ad esso.

Attaccarsi significa controllare le sue braccia e le sue gambe; in questo modo, grazie alla sensibilità (caratteristica unica del Wing chun) si è in grado di seguire qualsiasi suo movimento, anche ad occhi chiusi, reagendo di conseguenza.

Le braccia, se soggette ad una spinta o ad una parata, vengono caricate come una molla, che scatta immediatamente verso l’avversario non appena questo interrompe la pressione; ciò permette di immagazzinare la forza di un attacco.

Negli altri stili di arti marziali, se il pugno viene parato il braccio viene immediatamente ritirato, per preparare un nuovo attacco, o per una parata. 

Nel Wing chun, invece, se il pugno viene parato (in realtà il problema non si porrebbe, in quanto non si tira mai un pugno singolo; i colpi sono sempre concatenati l’uno con l‘altro, in una sassaiola ininterrotta), il nostro braccio resta lì, si attacca a quello dell’avversario. 

Non appena egli toglie l’arto per attaccarci…si vede arrivare in faccia un colpo; è lo stesso braccio di prima, che è rimasto lì carico e pronto a scattare. Questo, attenzione, non ha nulla a che vedere con i riflessi!

Semplicemente, gli arti sono uno indipendente dall’altro, e scattano da soli o contemporaneamente in base a quello che fa l’avversario (questo è quello che intendeva il solito Bruce Lee, quando diceva “La tecnica del mio avversario è la mia tecnica”). 

Per questo il praticante deve prendere a modello l’acqua, che pur essendo dotata di un potere distruttivo, rimane sempre fluida, modellandosi a seconda del recipiente nel quale la si racchiude.

Il Wing chun è finalizzato esclusivamente al combattimento reale, senza regole; per la sua estrema efficacia e per il suo realismo, quindi, non si presta ad un utilizzo sportivo. Uno sport pone (giustamente) molte limitazioni e non permette una pratica che possa risultare subito efficace in una situazione a rischio;

Non dimentichiamo che le arti marziali non sono nate per vincere trofei o medaglie, bensì per sopravvivere.

Allenarsi in vista di una gara può sicuramente essere uno sprone per migliorare la propria forma fisica e mentale, ma significa anche assumere una forma mentis che prevede arbitri, protezioni, regole, tempo…tutte cose che una volta non c’erano (e neanche oggi, in uno scontro reale). 

Ciò non vuol dire, comunque, che il Wing chun sia uno stile che istighi alla violenza, tutt’altro. Semplicemente, prepara ad affrontarla.

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