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WING CHUN: I DUE GRANDI ERRORI NEL CHI-SAO

WING CHUN: I DUE GRANDI ERRORI NEL CHI-SAO

Questo articolo lo voglio scrivere per i tantissimi praticanti di wing chun che mi seguono, ed alla fine della pagina ci sarà anche un video che vi mostra ciò che scrivo in questo articolo.

Quando iniziai io a praticare wing chun, agli inizi degli anni novanta, era uno stile ancora sconosciuto ed una delle cose che fece crescere di notorietà piuttosto rapidamente questa arte marziale era la pratica del chi-sao.

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Il chi-sao (si pronuncia cì-sào) era un esercizio che nessuna altra arte marziale possedeva e ciò la rendeva unica.

Bruce Lee fu il primo che rese noto al grande pubblico con i suoi film e le sue conferenze la pratica di questo esercizio particolare.

Dimostrò che la sua pratica ti permetteva di “sentire” in anticipo le azioni del tuo avversario nella corta distanza, e la corta distanza era un passo quasi impossibile da evitare in uno scontro fisico (punto discutibile, ma in parte vero).

Il chi-sao, letteralmente “mani appiccicose” è un esercizio appassionante e molto divertente, e che con una pratica costante offre delle fantastiche abilità al praticante.

Velocità di braccia fulminanti e scambi di mano rapide e spettacolari sono le caratteristiche che si possono osservare guardando due praticanti di wing chun che si allenano nel chi-sao.

La pratica del chi-sao è talmente divertente e appassionante che tanti fanno solamente quello, ed alla luce di ciò vi voglio mostrare i 2 errori principali che fa un medio praticante di wing chun.

1. PRIMO ERRORE
La pratica del chi-sao potrebbe essere una gabbia.

Ho conosciuto bravissimi praticanti di wing chun che non hanno mai dato un pugno ad un sacco, mai colpito un pao e non hanno mai fatto un minuto di sparring con i guanti.

Fino a qui, nulla di strano, ma la cosa bizzarra è che sono convinti di essere invincibili nel combattimento!


Il chi-sao non è combattimento, è un esercizio che serve per combattere alla pari di una sessione di vuoto allo specchio, ad una ripetuta al sacco, ad una sessione di colpitori. Ma anche ad un’ora di allenamento della forza con i pesi.

Il chi-sao è una componente dell’allenamento ma non è la cosa più essenziale. Non si può assorbire ed afferrare un braccio così facilmente in una sessione di combattimento libero come si fa nel chi-sao.
Non si rimane incollati per più di due secondi in una colluttazione libera come si fa nel chi-sao.

In un combattimento realistico non riesci a tenerti incollato alle braccia dell’altro se non lo prendi con la forza!

2. SECONDO ERRORE

Un errore comune che noto nell’esercizio del chi-sao è il lavoro esclusivo di braccia e non del corpo.
Un pugile utilizza il corpo per colpire, perché un praticante di wing chun dovrebbe fare il contrario?

Il lavoro del corpo trasferisce forza e potenza.
Attaccato al corpo c’è la testa, che è una cosa da proteggere per non andare KO; perché lasciarla lì ferma allora come un facile bersaglio?

Quindi allenatevi nel chi-sao, ma provate a muovere insieme alle braccia le spalle, il tronco, le anche e le gambe.

Ogni volta che rollate muovete il corpo insieme alle braccia, e vedrete quanta sicurezza in più avrete nel muovervi, e non avrete più bisogno di aumentare la velocità per sovrastare un avversario più forte di voi.

CONCLUSIONI


Come potere correggere questi due errori?

Prima di tutto allenatevi con i guantoni, tanto tempo quanto ne dedicate al chi-sao, vedrete la differenza!

Poi provate a cambiare ottica nella gestione del corpo, come ho detto sopra, nel coinvolgere di più il corpo e meno le braccia.

In principio vi sembrerà strano, vi sentirete spaesati, ma vedrete dei veri miglioramenti nel combattimento libero, e vi renderete davvero conto che il vostro chi-sao vi migliorerà nel combattimento.

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